pagina 6 - veterinaria
Gravidanza e rischio di toxoplasmosi: 
ma è proprio vero che il micio di casa deve andar via?
di Luisa Li Vecchi - Consigliere dell'Ordine dei Medici Veterinari di Palermo - ordine@veterinaripalermo.it

Molte donne in gravidanza temono la trasmissione della toxoplasmosi da parte dei gatti. Si tratta di una fobia spesso ingiustificata. Non è infrequente che al veterinario si ponga la fatidica domanda: "Siamo in attesa di un bimbo e il ginecologo ci ha consigliato di liberarci del gatto, chi potrà prendersene cura?". E' doveroso fare chiarezza sui reali rischi di contaminazione per sfatare il mito del "gatto da allontanare" in gravidanza.La toxoplasmosi è un'infezione parassitaria causata da un protozoo, il Toxoplasma gondii. Nella maggior parte dei casi la malattia decorre in maniera asintomatica, la trasmissione all'uomo è legata a condizioni particolari di immunodepressione, a concomitanti malattie gravemente debilitanti o ai rischi di trasmissione materno-fetale. Il parassita può infettare diversi animali, compreso l'uomo, ma i cicli riproduttivi del toxoplasma si verificano nel tratto gastroenterico dell'ospite definitivo: il gatto. Il gatto, che ha la possibilità di procurarsi il cibo cacciando, si contamina nutrendosi di animali infetti, il parassita si riproduce nel suo intestino e il prodotto ultimo sono le oocisti che il gatto elimina all'esterno con le feci. Le oocisti, in condizioni ottimali (al riparo dalla luce solare diretta), tardano 2 giorni a maturare, formando 2 sporocisti contenenti ognuna 4 sporozoiti, gli elementi infettanti. Le oocisti appena espulse quindi non sono infettanti, lo diventano dopo circa 48 ore tramite un processo di maturazione nell'ambiente esterno. 
Dopo avere spiegato ai clienti in ansia il ciclo riproduttivo di Toxoplasma gondii, domando sempre loro dopo quanto tempo rimuovono le feci del loro gatto dalla lettiera e loro mi rispondono, quasi scandalizzati dalla domanda, che le feci vengono rimosse immediatamente appena deposte o, comunque, giornalmente. 
D'altro canto, appare del tutto normale che le feci non siano lasciate a "stagnare" per oltre una giornata nella lettiera, le più banali norme igieniche, in effetti, sono già di per se sufficienti a garantire una riduzione del rischio di trasmissione della malattia. A queste ovvie attenzioni si può aggiungere qualche ulteriore precauzione, delegando, per esempio, il marito a cambiare la lettiera giornalmente e, soprattutto, ricordandoci di lavare le mani dopo avere effettuato queste manovre di pulizia! Insomma, niente di nuovo, niente che già non si faccia nella routine. Se fosse necessario, per dare ulteriori garanzie, basta effettuare un "toxo test" sul gatto, pur di non sottoporre le donne gravide a una separazione dolorosa e ingiustificata, sia per loro, sia per i gatti!
Inoltre, è importante sottolineare che i gatti domestici che vivono esclusivamente in casa, che sono alimentati con prodotti commerciali o, comunque, con una dieta a base di cibi cotti e la cui lettiera viene cambiata tutti i giorni, difficilmente possono essere portatori del parassita.
Il rischio legato alla convivenza con il proprio gatto di casa è dunque estremamente basso, la stessa cosa non si può dire per chi non presta la dovuta attenzione all'alimentazione e all'igiene della frutta e della verdura. A tal proposito, ricordo che quando ero bambina mio nonno mi diceva che le fragole appena raccolte dal terreno avevano un gusto speciale, erano fragole "vere", succose e profumate e non andavano lavate per non togliere nemmeno una punta di gusto a tale prelibatezza. Lo stesso discorso valeva per la frutta appena raccolta dagli alberi o per i pisellini che sgusciavano dai baccelli e che non arrivavano mai in cucina perché li avevamo mangiati tutti così come venivano raccolti… E sempre con le mani sporche di terra. Per non parlare della salsiccia assaggiata quasi sempre cruda "perché così è più buona", a detta di tanti siciliani e non solo! Questi e altri comportamenti "bucolici" sono senz'altro ad alto rischio di trasmissione e andrebbero, pertanto, evitati durante la gravidanza.

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