L’insufficienza renale è una malattia che s’insinua subdolamente, quasi senza sintomi. E’proprio questa caratteristica di silenziosità che la rende molto pericolosa. Se e quando si fa sentire, il danno d’organo è già in una fase avanzata in cui la dialisi, spesso, diventa l’unica cura. Tuttavia, alcuni sintomi che possono suggerire la presenza della malattia a volte sono presenti, come la pressione alta, il senso di stanchezza immotivata, l’anemia, l’emicrania, il sapore metallico in bocca.
Lo conferma la nefrologa Grazia Locascio, direttore sanitario del Centro Emodialitico Meridionale, che avverte: “Purtroppo la caratteristica di silenziosità della malattia, fino a livelli piuttosto elevati d’insufficienza renale, porta spesso il paziente che ne è affetto a prenderla sottogamba e a seguire con leggerezza i consigli del medico. Il nostro compito, quindi, è molto delicato perché dobbiamo far capire al paziente di trovarsi davanti ad un problema serio che, però, può essere affrontato con serenità”.
Ma qual è l’identikit del paziente nefropatico?
“Chiunque – afferma la specialista - può essere candidato all’insufficienza renale che, insieme all’ipertensione e al diabete (delle quali, nella maggior parte dei casi, è la conseguenza), si classifica come una malattia del benessere che negli anni ha avuto un incremento, anche per effetto dell’innalzamento dell’età media. Può insorgere prevalentemente dai cinquant’anni in su”.
Per scoprire precocemente l’eventuale presenza della malattia, l’unico modo è eseguire controlli periodici del sangue. Inoltre, “modificare lo stile di vita, seguendo un’alimentazione sana ed equilibrata (povera di sale e di grassi), facendo attività fisica costante, abolendo il fumo, avendo un controllo ottimale sia della pressione arteriosa che della glicemia: sono le regole per la prevenzione da rispettare a tutte le età, partendo da quella scolastica – raccomanda la nefrologa - per allontanare i fattori di rischio che portano all’ipertensione e al diabete e quindi alla malattia renale. L’errato comportamento a tavola, infatti nel 40-50 per cento dei casi provoca problemi di salute. Nel paziente nefropatico, iperteso o diabetico, l’attenzione a queste regole aiuta a rallentare l’evoluzione della malattia e ad allungare i tempi di entrata in dialisi”.
Già, la dialisi, l’unico trattamento che garantisce la vita a chi è affetto da insufficienza renale, una malattia per la quale, sino ad oggi, non esiste una cura. La maggior parte dei pazienti dializzati vive una vita normale ad eccezione del tempo necessario al trattamento.
Chiediamo se, per aiutare il paziente emodialitico a sentirsi meno malato, sia possibile ridurre il contatto con la struttura sanitaria, effettuando la dialisi a casa propria. “Sì, ma una dialisi domiciliare presuppone che un familiare del paziente sia in grado di gestire la situazione e che in casa vi sia un ambiente dedicato - chiarisce la specialista -. Sottoporsi a dialisi nelle strutture organizzate, dunque, dà al paziente maggiore senso di sicurezza, sapendo di essere seguito da personale competente”.
Come vivono la malattia del proprio caro i familiari dei pazienti dializzati? “Come un orario d’ufficio. – spiega la Locascio - Sanno che a giorni alterni hanno appuntamento con la dialisi del proprio caro. Il tutto è reso il più comodo possibile grazie agli orari con cui, per esempio nella nostra struttura, abbiamo organizzato il servizio”.
Un consiglio per i nostri lettori. “Invito a stare attenti alla propria salute e a non trascurare quegli eventuali campanelli d’allarme che l’organismo può dare, come per esempio un’eventuale ipertensione, anche passeggera, perché di norma non si deve essere ipertesi. Posto che sia meglio non soffrire di malattie renali, nel caso in cui ciò accada, per riuscire ad avere una buona qualità di vita, è fondamentale inquadrare bene la malattia. Solo così si può riuscire a condurre una vita professionale, familiare, sociale e il tempo libero più normalmente possibile, anche se intervallata dall’appuntamento con la dialisi”.
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