Con l’arrivo della mezza età, l’uomo può incorrere in una serie di patologie legate a questo periodo della vita, che ne rendono l’esistenza più difficoltosa.
La malattia di Dupuytren appartiene a questa categoria e, se non è curata in tempo, può portare all’invalidità permanente delle mani.
Si tratta di una patologia che si caratterizza per la flessione progressiva e permanente di uno o più dita. La malattia prende il nome dal barone Guillaume Dupuytren, un chirurgo francese che per primo, nell'800, ne descrisse i sintomi che colpirono il suo cocchiere.
E’ una patologia che colpisce prevalentemente in età adulta, in particolare la sua incidenza aumenta al raggiungimento della quinta decade di età. Nell'80 per cento dei casi, questa patologia colpisce soprattutto il sesso maschile. Si è ravvisata una predisposizione familiare su base genetica.
In ogni caso, la malattia può essere favorita e aggravata da lavori manuali pesanti, micro-traumi ripetuti, da patologie come diabete, epilessia, cirrosi epatica, oppure da eccessi nell’uso di sostanze alcoliche.
I sintomi si avvertono quando i noduli sottocutanei compaiono progressivamente all’interno degli arti, rendendoli molto sensibili agli stimoli esterni.
In seguito, questi noduli diventano indolori, ma appaiono altre manifestazioni, quali i cordoni solidi e prominenti nel palmo della mano e la progressiva flessione delle dita.
All’esterno, avviene un progressivo irrigidimento delle dita in flessione palmare che impedisce l’estensione corretta delle dita della mano, fino a degenerare nell'immobilità. In realtà, i tendini perdono la capacità di distendersi, costringendo le dita a flettersi.
La malattia è classificata in quattro stadi e tale classificazione si basa sull'angolo formato dalla seconda falange del dito interessato.
Il test comunemente utilizzato per valutare la necessità di operare consiste nel far mettere la mano colpita del paziente con il palmo rivolto sul tavolo. Il paziente, in questo caso, deve cercare di mantenere il contatto del palmo con la superficie del tavolo.
La contrattura richiede il trattamento chirurgico, quando non è possibile toccare il tavolo con il palmo della mano.
Ad oggi, esistono due tecniche chirurgiche, una classica e una all’ago, che permettono di recuperare l’arto colpito, anche se entrambe non escludono la recidività.
La prima è una tecnica che si basa su un’apertura del palmo della mano e delle dita colpite con un bisturi. Tale incisione permette l'asportazione della fascia palmare ispessita e retratta, mentre il paziente è in anestesia totale. Tale tecnica comporta tempi di recupero lunghi, nei quali la cicatrizzazione cutanea dura circa due settimane, ma richiede una riabilitazione di uno, due mesi e la relativa sospensione dell’attività lavorativa.
La seconda tecnica è di tipo mini-invasivo e consiste nel sezionare la parte colpita dalla malattia con un sottile ago. Questo seziona la fascia palmare retratta in diversi punti nel sotto-cute, consentendo al dito di estendersi completamente. Questa tecnica può essere svolta in anestesia locale e in ambulatorio o day-hospital.
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