E’ una delle più belle realtà ospedaliere come po-che al mondo, una struttura d’eccellenza e di riferimento, a livello nazionale ed internazionale, nel settore dei trapianti d’organo e delle terapie ad alta specializzazione : è l’Ismett di Palermo, un esempio di buona sanità e un modello vincente di collaborazione tra il pubblico ed il privato nell’assistenza sanitaria. L’Ismett nasce nel 1997 come progetto sperimentale da un partenariato fra la Regione Siciliana e l’ l'University of Pittsburgh Medical Center, uno dei centri leader nel settore dei trapianti, con l’obiettivo di ridurre i viaggi della speranza dei malati di fegato verso i Paesi del Nord Italia o dell’Europa. Dopo il primo trapianto di fegato avvenuto nel 1999, tenendo conto che la richiesta da parte del territorio aumentava e il trapianto di organi diveniva sempre più una tecnica chirurgica di routine per la cura dei malati di fegato, l’esigenza di una struttura siciliana, specializzata in tal senso, prese sempre più piede. Così, nel 2004, l’Ismett viene inaugurato come il primo ospedale italiano dedicato alla terapia dei trapianti d’organo. Negli anni le sperimentazioni hanno permesso di estendere l’attività anche agli altri organi solidi quali il rene, il cuore, il polmone e il pancreas, contribuendo a rendere l’Ismett un punto di riferimento per la sanità della nostra Isola e per i Paesi dell’area del Mediterraneo.
“Diversi nostri pazienti – rivela il Dott. Giovanni Battista Vizzini, direttore del Dipartimento di Medicina, nonché vicedirettore sanitario – provengono dal Maghreb, da Israele, dalla Palestina, ma anche dall’Albania e dal Sud America. Spesso si tratta di bambini, che necessitano di trapianto o di altre terapie importanti”.
Oggi, l’eccellenza di Ismett è certificata dall’accreditamento da parte della Joint Commission Internazional, uno dei più autorevoli organismi no-profit internazionali. Un riconoscimento che “tra le strutture del Sud Italia ha ricevuto solo l’Ismett e, in tutta la nazione solo altri 11 ospedali”, dichiara il Dott. Vizzini. “Due anni fa – spiega - abbiamo voluto sottoporci volontariamente alla valutazione della JCI per verificare che il nostro modello organizzativo fosse sicuro e di alta qualità. Nel corso della visita tutti i settori della struttura sono stati sottoposti ai circa 400 standard di qualità che la commissione internazionale ha definito. Standard basati sul principio che la sicurezza e la qualità delle cure prestate ad ogni paziente sono il risultato del modo in cui è organizzato e gestito quotidianamente il settore ospedaliero ”.
E non può che essere così quando i valori che ispirano quotidianamente gli operatori del centro sono “l’attenzione all’innovazione, all’eccellenza, all’approccio multidisciplinare e alla centralità del paziente e della propria famiglia nel processo di cura”, rivela Vizzini.
L'attività dell'Ismett è particolarmente incentrata sulla cura di pazienti con malattie complesse che ne hanno danneggiato gli organi vitali. Tuttavia, le competenze dell'Istituto sono anche a disposizione di pazienti che non necessitano di trapianto, ma sono affetti da patologie gravi che possono portare ad insufficienze terminali di organi.
“Al Centro afferiscono pazienti inviati da tutti gli ospedali dell’Isola - spiega Vizzini - affetti da gravi patologie per la diagnosi e il trattamento delle quali occorrono le competenze e le specializzazioni tecnologiche di cui disponiamo. Le attività complementari al trapianto riguardano la chirurgia addominale di pazienti, in genere trapiantati di fegato o di rene, ad alto rischio di tumore, la cardiochirurgia toracica, la terapia dello scompenso cardiaco, nell’ambito della quale è in atto il programma di cuore artificiale, e la chirurgia polmonare anche dei casi colpiti da tumore. Grazie ad un programma voluto fortemente dalla nostra amministrazione e dalla Regione Siciliana, lo scorso anno l’attività di cardiochirurgia del Civico è stata trasferita presso la nostra struttura permettendo di potenziare fortemente questo settore che, oggi, è in grado di accogliere tutti i pazienti provenienti dalla parte occidentale dell’Isola e di affrontare interventi cardiochirurgici in elezione (ossia non in emergenza), ma anche le chirurgie d’urgenza. Parallelamente sono state potenziate tutte le attività collaterali sia della cardiochirurgia che della chirurgia addominale, per cui presso il centro è possibile ricorrere alle procedure di radiologia interventistica (di fegato, vie biliari, cuore e vasi sanguigni) o di endoscopia diagnostica ed interventistica del tratto gastroenterico, delle vie biliari e del pancreas”.
Lo scorso primo maggio presso l’Ismett è stato eseguito il primo trapianto di cuore artificiale. La sperimentazione di nuove tecnologie come gli organi artificiali e la medicina rigenerativa attraverso l’impiego di cellule staminali è stata concepita come cura dei pazienti in attesa di trapianto, contrastando nel frattempo il peggioramento della malattia. “Il tipo d’intervento da noi eseguito - precisa Vizzini - è consistito nell’impianto all’interno del cuore del paziente, di un’apparecchiatura di assistenza ventricolare (il cuore artificiale) miniaturizzata che sopperisce alle funzioni carenti dell’organo malato. Si tratta di soluzioni alternative che devono ancora essere affinate e migliorate perché, anche se consentono al paziente di avere una qualità di vita migliore, non garantiscono ancora il livello di sopravvivenza che vorremmo”.
La medicina rigenerativa rappresenta un’altra frontiera per il futuro. La prospettiva è quella di salvare i pazienti trapiantando, da donatore vivente, solo segmenti di un organo (come nel caso del fegato) o solo le sue cellule per vicariare alle funzioni di organi malati. “E’, pertanto, in corso una sperimentazione clinica - avverte Vizzini - che, attraverso l’impiego di cellule epatiche fetali, permette di rigenerare organi danneggiati, quando i tempi d’attesa per il trapianto si dilungano oltremodo per mancanza di organi disponibili. Invece, è già un’applicazione clinica il trapianto di cellule pancreatiche (che al momento pratichiamo solo ad un numero ben selezionato e limitato di pazienti) per la cura di gravi forme di diabete di tipo 1. Le cellule che vengono prelevate dal pancreas di donatore sano vengono trattate in laboratorio e poi rinfuse nel fegato del paziente malato, dove creano un ambiente ideale a contrastare il diabete”. Pittsburgh, che lo esegue da 20 anni, ogni anno fa 40-50 trapianti addominali. In questi casi, attraverso un progetto di telemedicina , i medici dell'Ismett si consultano quotidianamente con i loro colleghi americani, che possono vedere non solo la cartella clinica e gli esami radiologici, ma anche il paziente tramite telecamera. “Grazie a questa tecnologia è possibile affrontare e condividere esperienze in qualunque ambito clinico con specialisti molto preparati, e poter rendere ai nostri pazienti un’assistenza sicura e d’eccellenza senza doversi muovere dall’ospedale”.
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