Lo scorso giugno è stato eseguito presso l’Ismett il primo trapianto di fegato al mondo con tecnica esclusivamente robotica. Ne parliamo con il Dott. Giovanni Battista Vizzini, direttore del Dipar-timento di Medicina e vicedirettore sanitario dell’ospedale palermitano.
“Il robot Da Vinci (questo è il nome del nuovo arrivato a casa Ismett, ndr) - dichiara - rappresenta l’impiego della più raffinata tecnologia in ambito chirurgico, dando vita ad un’apparecchiatura molto sofisticata che permette di intervenire con accuratezza e precisione superiori alla mano umana. Il sistema robotico, grazie a strumenti articolari, può compiere movimenti che nemmeno la mano del chirurgo è in grado di effettuare. Tutto ciò permette di eseguire in modo mini-invasivo anche interventi chirurgici molto complessi. A giugno, infatti, è stata eseguita la resezione del fegato da donatore vivente, con il minor disagio per il paziente che solo per un atto di generosità verso chi ne ha bisogno si sottopone ad un intervento molto complicato e rischioso, che normalmente ha una durata di 6-7 ore. Oggi in Italia questo intervento è possibile solo all’Ismett”.
In cosa consiste la dotazione tecnologica avanzata di cui dispone la struttura?
“Oltre alla strumentazione altamente qualificata in ambito diagnostico, l’Ismett è uno dei 4 ospedali europei che dispone di un elevato livello di informatizzazione per la gestione di tutti i dati clinici dei pazienti. Un esempio è la cartella clinica elettronica che gestisce in maniera integrata i dati raccolti da tutti i sistemi dipartimentali. Il sistema, più volte aggiornato nel corso degli anni, consente ai medici e agli infermieri di scambiarsi informazioni in modo facile, sicuro e rapido, eliminando il rischio di errore umano perché i dati vengono trascritti direttamente dalle macchine. Inoltre un sistema di sicurezza azzera il rischio di perdere importanti dati su esami, interventi e altre informazioni cliniche del paziente. L'Istituto è anche dotato di un sistema di tele patologia, che consente di inviare ai colleghi di Pittsburg dati clinici digitalizzati (come per esempio la refertazione dei vetrini degli esami istologici) per un consulto in tempo reale. Dal luglio dello scorso anno è attivo l’Home monitoring Ismett, un progetto di telemedicina (al momento unico in Sicilia) che permette ai pazienti trapiantati di fegato di ricevere all’atto delle dimissioni una strumentazione che consente loro di avere cure, attenzioni, il monitoraggio costante delle funzioni vitali (pressione sanguigna, frequenza cardiatca, ossigenazione, peso, ecc.) e di interagire con l’equipe sanitaria dell’Istituto, rimanendo comodamente a casa. Al momento siamo in grado di seguire con questo sistema 50 pazienti. L’investimento in ambito tecnologico ci ha permesso di avere il riconoscimento da parte di un’organizzazione internazionale del livello 6 tra le strutture ospedaliere così equipaggiate. Un valore che, negli Stati Uniti, che sono il Paese a più elevata informatizzazione nel campo della salute, è stato attribuito solo al 3-4% degli ospedali”.
Recentemente sono state presentate le sale operatorie intelligenti. Di cosa si tratta?
“Si tratta di sale operatorie ad elevato profilo tecnologico al fine di migliorare il lavoro chirurgico e la sicurezza del paziente. Nelle sale un sistema di monitor disposto in più punti viene gestito da un supporto informatico che gestisce rapidamente e con efficacia le immagini endoscopiche da questi riprodotte e i segnali della sala operatoria generati durante l’intervento, nonché le informazioni e i dati del paziente per la creazione del referto. Attraverso comandi vocali i chirurghi dell’Ismett possono, infatti, attivare o disattivare le funzioni delle attrezzature e della sala operatoria. Con un semplice comando vocale possono iniziare una video conferenza per condividere con i colleghi un particolare caso operatorio, o registrare i casi più interessanti”.
Ma l’attenzione verso un’organizzazione tecnologicamente sempre più avanzata non rischia di far perdere di vista la cura della relazione umana con il paziente?
“No – spiega il Dott. Vizzini –. La nostra non è una fabbrica della salute fredda ed asettica. Ricordiamo che i nostri pazienti sono per la maggior parte affetti da malattie gravi, che spesso portano alla morte. L’alleanza tra gli operatori sanitari e i pazienti e le loro famiglie, la condivisione degli obbiettivi, la comunicazione continua, sono elementi su cui puntiamo tantissimo, perché il coinvolgimento di tutti può fare la differenza nel processo di guarigione del paziente”.
Quanti trapianti vengono eseguiti annualmente?
“E’ una questione dipendente dalla disponibilità di organi destinati al trapianto.Negli ultimi mesi, dopo un periodo di stagnazione, sembra che il numero delle donazioni sia ripreso ad aumentare. Il tasso di donazioni si misura per milione di abitanti, quindi se in Italia ci sono circa 20 donatori per milione di abitanti, in Sicilia con una popolazione di 5 milioni di abitanti dovremmo avere circa 500 donatori. Per quest’anno prevediamo di avere una disponibilità di circa 70-80 donatori in Sicilia. Un buon traguardo, considerando che siamo partiti da un numero di 50-60. Tuttavia, fronteggiamo le carenze, recuperando insieme ai centri trapianto di Roma, di Napoli e della Sardegna, gli organi provenienti dalle altre regioni italiane. Grossolanamente il numero dei trapianti di fegato da donatore cadavere che riusciamo ad eseguire annualmente si attesta intorno ai 70-80 e ai 7-10 quelli da donatore vivente. Mentre quelli di cuore e polmone sono circa 15- 20. E’ in una fase ancora sperimentale la possibilità di trapianto dei lobi polmonari da donatore vivente, una tecnica già praticata in America”.
Cosa rappresenta per la struttura il rapporto con l’Università di Pittsburg?
“La partnership tra l’Ismett e il Centro trapianti statunitense – spiega il Dott. Vizzini – ha consentito di arrivare al punto in cui siamo grazie al trasferimento non solo tecnologico, ma anche di know how, da parte dei nostri colleghi d’Oltreoceano, in tutti gli aspetti più avanzati della gestione amministrativa e medico- scientifica. Una collaborazione che ha permesso di superare la cosiddetta curva di apprendimento che si realizza necessariamente all’interno di tutte le realtà sanitarie all’inizio della loro attività: consiste in quelle difficoltà che il personale sanitario incontra nell’affrontare i primi interventi di tipo complesso per i quali non ha maturato grande esperienza. La collaborazione con Pittsburg ci ha permesso di superare il problema e di garantire il miglior confort ai nostri pazienti. Lo stretto lavoro di gomito con i nostri colleghi d’Oltreoceano ci ha consentito di offrire ai nostri pazienti le terapie più all’avanguardia e la possibilità di raggiungere grandi risultati, attraverso l’acquisizione di esperienza e competenza, il supporto di strumenti tecnologicamente all’avanguardia e la realizzazione di una struttura che anche fisicamente riproduce la realtà del centro trapianti americano. Inoltre, con Pittsburgh e il Children Hospital della citta, abbiamo avviato una collaborazione per la gestione della terapia intensiva dei bambini che hanno subito un trapianto di fegato. Un intervento i cui numeri non sono molto alti nel mondo, ma che rappresenta un'eccellenza per la struttura di Pittsburgh, che lo esegue da 20 anni, e ogni anno fa 40-50 trapianti addominali. In questi casi, attraverso un progetto di telemedicina , i medici dell'Ismett si consultano quotidianamente con i loro colleghi americani, che possono vedere non solo la cartella clinica e gli esami radiologici, ma anche il paziente tramite telecamera. Grazie a questa tecnologia è possibile affrontare e condividere esperienze in qualunque ambito clinico con specialisti molto preparati, e poter rendere ai nostri pazienti un’assistenza sicura e d’eccellenza senza doversi muovere dall’ospedale”.
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