pagina 4 - malattie autoimmuni
La fotoferesi, un sistema che riduce l'aggressivita delle patologie derivanti da trapianto
di Francesco Sanfilippo -

Alcune patologie na-scono come reazione autoimmune a eventi clinici delicati, quali possono essere i trapianti o neoplasie come il linfoma cutaneo a cellule T. A rispondere alle numerose sofferenze che queste patologie producono nei pazienti e nei loro familiari, provvede la fotoferesi extracorporea con sistema chiuso. Questo trattamento è un percorso terapeutico d'eccellenza per la cura di alcune di queste gravi patologie che attaccano il sistema immunitario. 
La sua riscoperta è stata al centro di un incontro scientifico che si è svolto recentemente a Palermo per iniziativa della Società italiana di emaferesi e manipolazione cellulare. Il trattamento è utile nelle complicanze "Graft versus Host Disease", tra le principali cause di decesso a seguito di trapianto e che provoca una reazione infiammatoria a carico della cute, della bocca, dei polmoni e del fegato. 
Secondo alcuni studi recenti, dei 14.000 trapianti allogenici eseguiti in tutto il mondo, circa il 50% dei pazienti sviluppa questa patologia, più di 600 solo in Italia. La fotoferesi extracorporea può utilizzarsi anche nel linfoma cutaneo a cellule T. Questa patologia è una forma di cancro a progressione lenta, la cui incidenza è in aumento, con 200 casi registrati ogni anno In Italia. 
Le persone affette da questa patologia possono manifestare sintomi d’ispessimento, arrossamento, lesione, desquamazione o forti pruriti alla cute, in aree localizzate o su tutto il corpo. Inoltre, circa il 10% dei pazienti manifesta l'interessamento del sangue, di un linfonodo o di un organo interno con gravi complicanze. La fotoferesi extracorporea è stata introdotta 25 anni fa e ciò consente di avere, oggi, un'ampia documentazione scientifica. Questo trattamento, oltre a ridurre i rischi d’infezione e di errori, contribuisce efficacemente a ripristinare la funzione corporea del sistema immunitario. Ciò avviene grazie al controllo dell'attività delle cellule immunitarie iperattive attraverso il prelievo di un volume di sangue che è poi trattato in modo da separare i globuli bianchi dai globuli rossi e dal plasma. I globuli rossi e il plasma sono rimessi immediatamente nel paziente, mentre quelli bianchi sono trattati con la versione liquida di un composto fotoattivo e di luce ultravioletta. I globuli bianchi esposti al trattamento sono reintrodotti per via endovenosa nel paziente, contribuendo al ripristino dell'equilibrio del sistema immunitario senza provocare effetti collaterali significativi a breve o a lungo termine. In pratica, le cellule reintrodotte sono danneggiate e il loro cattivo funzionamento, che non provoca danni alle cellule del corpo, è, però, rilevato dall’organismo. Ritenendoli ormai inutili, è lo stesso organismo che attiva un meccanismo biologico per cui questi tipi di linfociti non sono più prodotti. Ciò non porta a ulteriori conseguenze per l’intero sistema immunitario, contrariamente ai farmaci antirigetto in uso. 

progetto  e realizzazione edizioni edizioni nell'attesa s.a.s. - © tutti i diritti riservati