anno 4
n. 45
7 dicembre 2009
sommario



PRIMA
- EDITORIALE
Natale di crisi, Natale di cuore (di Michele Guccione)

pag. 2: SOLIDARIETA’
-
Una “casa” per restituire il sorriso ai piccoli emarginati (di Franca Barra)

pag. 3: MEDICINA
-
Le orecchie a sventola si possono correggere con l’otoscopia (di Roberto La Monaca)

pag. 4:  MEDICINA
-
La prostatite, patologia urogenitale con diversi quadri clinici  (di Giuseppe Lauria)

pag. 5: MEDICINA
- Prostatite: diagnosi, complicanze, ripercussioni e terapie  (di Giuseppe Lauria)

pag. 6: AMBIENTE
-
Trent'anni di Area marina protetta ad Ustica(di Aldo Messina)
- Consigliati

pag. 7: RUBRICHE
-
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pagina 5 - MEDICINA
Prostatite: diagnosi, complicanze, ripercussioni e terapie 
di Giuseppe Lauria - Dirigente medico Urologia ARNAS Ospedale Civico di Palermo - www.urologiaandrologialauria.com

Nei casi più tipici, anamnesi ed obiettività clinica sono sufficienti per formulare una diagnosi di prostatite sia nella fase acuta che nelle forme croniche. Fondamentale nella diagnostica rimane l'ispezione diretta della ghiandola mediante l'esplorazione rettale. Comun-que, la diagnosi di prostatite non può essere disgiunta da quelle indagini intese ad evidenziare i fattori etiologici determinanti, nonché eventuali fattori favorenti. Occorre, inoltre, tener presente che, sotto una sintomatologia apparentemente di natura prostatica, vi può essere un'affezione dell'apparato urinario, una neoformazione vescicale, una calcolosi ureterale o vescicole, una stenosi uretrale. Da ciò la necessità di una diagnosi differenziale con altre patologie attraverso indagini di laboratorio, diagnostica strumentale (Rx, ecografia, uroflussimetria), ed eventualmente citoistologiche.

La prostatite acuta, nelle sue forme più lievi, tende a guarire da sé grazie ad un riconosciuto potere antibatterico del secreto ghiandolare prostatico. Tuttavia, ciò non rappresenta la regola e, quindi, si possono verificare delle complicazioni come: epididimite, funicolite, vescicolite, ascessualizzazione (microascessi diffusi), fistolizzazione (uretra-retto-perineo), cronicizzazione. 
Oggi, grazie ai mezzi diagnostici e terapeutici selettivi di cui di-sponiamo, le complicanze sono piuttosto rare, ad eccezione della epididimite, espressione tipica che si riferisce alla diffusione canalicolare deferenziale e linfatica di un’infiammazione, sostenuta da germi particolarmente virulenti o resistenti ai trattamenti.
Tra le complicanze della prostatite cronica, una delle più rilevanti è quella della sclerosi secondaria del collo vescicale, dovuta al coinvolgimento, nell'evoluzione fibrosa degli elementi muscolo-elastici, dello sfintere vescicale prossimale, dell'uretra prostatica. Questa complicanza trasforma una patologia, sino ad allora medica, in una chirurgica. Altre complicanze nelle forme croniche sono: microdiverticolosi, formazioni di pseudocisti, calcolosi secondaria ghiandolare, periprostatiti, vescicoliti, fistolizzazioni.

Le prostatiti croniche, inoltre, in funzione anche dello stato psico-emotivo del soggetto, hanno ripercussioni, sia a livello della funzione sessuale sia di quella riproduttiva.
Tra le turbe della funzione sessuale, un abbassamento della soglia reflessogena dovuto a fenomeni congestizi e fisico-chimici locali, può provocare inizialmente l'eiaculazione precoce, cui si possono poi collegare, per meccanismi di autoinnesco psicologici, anche turbe della libido, dell'erezione e dell'orgasmo, fino a quadri, talvolta, di vera e propria castrazione psicologica.

Tra le turbe della funzione riproduttiva, con quadri di ipo o di vera e propria infertilità, ricordiamo che le modificazioni del liquido seminale consequenziali alle prostatiti sono dovute a:
- Alterazioni morfofunzionali che si vengono a creare sia nella ghiandola prostatica che nella via seminale con ostruzione dei dotti ghiandolari, ostruzione della via seminale, ostacolata propulsione degli spermatozoi
- Alterazioni immunologiche, espressioni di una reazione di tipo autoimmune, con presenza nel secreto prostatico di anticorpi agglutinanti ed immobilizzanti lo sperma, aumento delle IgG ed IgA.
- Alterazioni biochimiche del secreto prostatico che si riconducono, essenzialmente, ad una diminuzione della densità del liquido seminale per la ridotta secrezione prostatica, con conseguente diminuzione dell'acido citrico e dello zinco. Lo zinco gioca un ruolo essenziale sulla mobilità e sulla qualità dello sperma. Inoltre, in un sale di zinco, il PAF, è stata riconosciuta un'azione battericida cui sono sensibili il 90 per cento circa dei germi responsabili delle infezioni urogenitali. Si può avere, altresì, un aumento del PH, mentre il fruttosio, indice della funzione secretoria delle vescicole seminali e, quindi, della pervietà dei dotti eiaculatori, è diminuito.
Le modificazioni del liquido seminale che scaturiscono dalle suddette alterazioni sono: oligospermia, astenospermia, au-mento in percentuale delle forme immature e della alterata morfologia, fenomeni di agglutinazione e morte completa dellosperma entro cinque - sei ore dall'eiaculazione.

Per la complessità del quadro etiopatogenetico la terapia delle prostatiti si avvale di diversi tipi di trattamento: stile di vita, adiuvante, ormonale, locale, antinfiammatorio, antibatterico, chirurgico.
Il trattamento adiuvante per le prostatiti acute comprende analgesici, antipiretici, a volte alfa litici, fitoterapici, idratazione, riposo, a volte purganti.
Per quelle croniche: dieta, regolazione dell'alvo, igiene sessuale e, in alcuni casi, tranquillanti.
Riveste particolare importanza la dieta e la regolazione dell'alvo. 

Per l'igiene sessuale si devono evitare le lunghe astinenze e, per contro, la prolungata eccitazione. La terapia ormonale con cortisonici, molto raramente con testosterone o antiandrogeni (in caso di alterazioni ormonali), riscontra pareri contrastanti alla luce, anche, degli effetti collaterali che ne derivano. 
La terapia locale con massaggio prostatico ed infiltrazioni è ormai in disuso. Resiste, invece, quella con supposte a base di cortisone, in modo particolare quando coesiste una proctite.
Per gli insuccessi e le limitazioni delle terapie summenzionate, le cure più efficaci rimangono quelle con antinfiammatori e chemioterapici, da scegliere in base a diverse varianti individuali e farmacologiche (sensibilità del germe, liposolubilità, facile dissociabilità, forma e dimensioni della molecola, ecc...). 
Il trattamento chirurgico è riservato ai casi con sclerosi del collo vescicale e/o iperplasia prostatica. 
L'urologo e il paziente devono cercare, in stretta collaborazione, di limitare i "danni" potenziali che le prostatiti implicano, impegnandosi nella profilassi e cercando di evitare le recidive che potrebbero "coinvolgerli" per lunghi periodi.

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