CERTIFICATI-MEDICI

Certificati medici per fare sport, è caos

Certificati medici e sport amatoriale, anche quest’anno si rischia il caos. Il Dl Fare del 2013 ha cancellato l’obbligo del certificato medico per svolgere attività ludico-motoria amatoriale (per esempio nuoto libero o palestra) ma nonostante ciò nell’ultimo anno le strutture hanno continuato a richiederlo ai fini dell’iscrizione. E il rischio è che anche quest’anno nonostante la legge i cittadini siano costretti a pagare dai 30 ai 50 euro per un certificato che non serve. Le palestre non si sentono tutelate e nonostante i chiarimenti del Ministero i dubbi ancora permangono. Dubbi che dovrebbero essere quasi sciolti per quanto riguarda invece i certificati per le attività sportive non agonistiche (quelle organizzate dalle scuole, nell’ambito di attività parascolastiche e quelle dei giochi studenteschi a livello provinciale o regionale) su cui sono in arrivo nuove linee guida. Il certificato sarà obbligatorio e avrà validità annuale.
L’elettrocardiogramma, invece, dovrà essere effettuato almeno una volta nella vita (dai 60 anni una volta l’anno). Ma come scegliere lo sport giusto per i bambini? Prima, fino a 4 o 5 anni di vita, imparare a percepire il proprio corpo nello spazio, quindi aprirsi ad attività di squadra e ad attività specialistiche. Questo il percorso sportivo ideale per i più piccoli, secondo gli esperti dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma che, in occasione della ripresa dell’anno scolastico, prevengono le domande di molti genitori con una serie di consigli pensati per aiutarli a scegliere l’attività migliore per i propri figli. Il nuoto resta lo sport ideale per i più piccoli, anche in età prescolare. Oltre a questo, fino ai 7-8 anni sarebbe bene far loro praticare attività come l’atletica leggera o la ginnastica, in cui il piccolo impara ad utilizzare il proprio corpo nello spazio e a migliorare la coordinazione neuromotoria. Impegno atletico, aspetto ludico e spirito di squadra sono le virtù delle discipline sportive collettive, come calcio, pallavolo, basket. In genere, però, spiegano gli esperti, i bimbi sono pronti ad apprezzarle solo dopo i 7 anni. Oltre i 9-10 anni ci si può accostare anche a discipline più specializzate, che richiedono ad esempio il contemporaneo utilizzo di un attrezzo, come avviene nella scherma, nel tennis e nel tiro con l’arco, che favoriscono, in particolare, la capacità di concentrazione. Nel caso di malattie croniche, niente paura: l’80% dei piccoli pazienti, purché con le precauzioni basilari, può non deve astenersi dal praticare sport. Anzi, “l’attività sportiva può essere anche parte del piano terapeutico”, spiega Attilio Turchetta, responsabile di Medicina dello Sport del Bambino Gesù, dove è attiva, da tempo, una specifica Unità Operativa dedicata alla valutazione funzionale e alla certificazione medico-sportiva di bimbi affetti da patologie come cardiopatie congenite, malattie oncologiche, renali, polmonari o neuromuscolari. “Praticare sport – aggiunge – produce un incremento dell’autostima tale da superare molte delle difficoltà che una malattia crea”.
(Ansa Salute)

di Ansa Salute

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