glicemia

L’ipoglicemia, ecco come affrontarla

Per ipoglicemia s’intende una concentrazione plasmatica di glucosio bassa, tale da causare sintomi clinici e alterazioni cerebrali delle funzioni cognitive e/o funzionali. I sintomi dell’ipoglicemia possono variare da soggetto a soggetto e anche nelle diverse crisi ipoglicemiche.
Solitamente, si manifestano con eccessiva sudorazione, tremori, sensazione di fame, palpitazioni.
Le forme più comuni che colpiscono il cervello, sono confusione mentale, sonnolenza, mancanza di coordinamento, difficoltà ad articolare la parola, ma anche malessere, nausea, cefalea e tanti altri che i diabetici identificano al primo insorgere. I bambini manifestano sintomi comportamentali, mentre gli adulti avvertono annebbiamento visivo e disturbi dell’equilibrio. Per indicare la soglia di glicemia in cui possono insorgere le “crisi ipoglicemiche” si fa riferimento a valori di 60/70 mgl di glicemia. In realtà, ogni soggetto ha una soglia personale di risposta agli abbassamenti della glicemia e questa soglia può variare nel tempo. Ad esempio, si può avere un valore di glicemia di 70 mgl senza alcun sintomo, mentre possono comparire i sintomi di ipoglicemia con glicemia 90 mg in più.
Molto dipende dal compenso glicemico del soggetto in quel dato momento, ma anche dal fatto che, nella pratica quotidiana, questo valore si ottiene tramite l’ausilio di dispositivi per l’autocontrollo domiciliare della glicemia. Quindi, piuttosto che il singolo valore glicemico, si dovrebbe valutare la tendenza della glicemia in aumento o in diminuzione, e le altre condizioni concomitanti (attività fisica, ridotto apporto alimentare, consumo di alcol) che potrebbero favorire episodi gravi d’ipoglicemia. Si possono distinguere diversi tipi d’ipoglicemia, un’ipoglicemia severa è un episodio d’ipoglicemia in cui il soggetto, non cosciente o in confusione mentale, non è in grado da solo a risolvere la crisi. Così, si richiede l’intervento di altre persone per correggerla con la somministrazione di zucchero o bevande zuccherate (es. succo di frutta) e/o glucagone.
Questo è un ormone che, somministrato con un’iniezione sottocute, determina un immediato aumento della glicemia, così da rendere il paziente di nuovo vigile e capace di alimentarsi, assumendo lo zucchero. Nell’ipoglicemia asintomatica non sono presenti i sintomi tipici dell’ipoglicemia, ma il valore glicemico è basso (circa 70 mgl). Anche in questo caso è necessario somministrare, con meno urgenza, alimenti contenenti zucchero semplice (frutta, bevande zuccherate, zucchero) più un alimento contenente zuccheri complessi (pane, fette biscottate, cracker, biscotti, ecc..).
Questo è necessario al fine di correggere rapidamente l’ipoglicemia e mantenere la glicemia nella norma a lungo. Nella pseudo-ipoglicemia sono presenti i sintomi tipici quando i valori della glicemia sono più alti di 70mgl, perciò non è necessario intervenire.
L’ipoglicemia è provocata prevalentemente dall’assunzione non appropriata dei farmaci (insulina e sulfaniluree), da una scorretta e non adeguata alimentazione, da un eccessivo esercizio fisico, da consumo di alcolici a stomaco vuoto.
Un altro fattore dl rischio per ipoglicemia è l’età. Gli anziani sono più vulnerabili per la concomitante presenza di altre malattie croniche che, in caso d’ipoglicemia, possono trasformarsi in acute. Un esempio per tutte la malattia cardiovascolare può divenire un attacco ischemico transitorio o ictus, e la cardiopatia ischemica cronica in ischemia acuta o aritmia acuta.
Nei giovani, il rischio di ipoglicemia è insito nel ritmo frenetico delle loro attività routinarie e soprattutto sportive con la dimenticanza di osservare le giuste regole di prevenzione delle ipoglicemie.
Per prevenire l’ipoglicemia, si possono assumere degli spuntini prima, nel corso di attività sportive, rispettare il ritmo dei pasti, non prolungare il digiuno e più ancora non assumere bevande alcoliche. ln conclusione, l’ipoglicemia non è solo spiacevole, ma anche pericolosa.
Una crisi ipoglicemica può causare incidenti gravi quali cadute e fratture, incidenti stradali (ridotta attenzione o assenze alla guida dell’auto), crisi epilettiche, attacchi ischemici transitori, cambiamenti di umore immotivati e anche il cuore potrebbe risentirne con aritmie, ischemie e insufficienza cardiaca.
Pertanto, la terapia del diabete mellito sia di tipo 1 (insulino-carente) che di tipo 2 deve essere personalizzata con riguardo alle esigenze e alle condizioni cliniche generali del paziente.
Un compenso glicemico eccessivamente stretto (intensivo vedi studio Accord) potrebbe esporre al rischio d’ipoglicemie severe con tutte le complicazioni che abbiamo menzionato.
Dott. Vincenzo Schirò
Diabetologo

di Dott. Vincenzo Schiro'

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