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Le pillole della felicità

Ansia, depressione, mania, fobie, sono parole ormai entrate nell’uso comune e delle quali chiunque è in grado di dare una definizione, così come chiunque conosce almeno di nome farmaci come il Valium o il Prozac.
Possiamo dire che il 1900 è stato il secolo del cervello e della democratizzazione delle conoscenze psicologiche il che non ha ancora reso chiarissimo il nesso tra mente e cervello ma di certo si è affrettato a creare molecole che hanno reso ricche le aziende produttrici. Dopo due guerre mondiali la gente non ne può più di dolore, lutto, nostalgia e tenta di buttare i ricordi negativi alle spalle.
Si guarda avanti e si scopre però che l’animo umano è un tumulto di emozioni e stati d’animo che interferiscono anche pesantemente con la vita quotidiana.
E nei laboratori chimici proliferano molecole diverse che attendono solo di trovare il proprio paziente.
Eccitanti con effetti paradossi che calmano, tranquillanti che migliorano gli stati psicotici, ansiolitici per le donne e la grande famiglia di molecole che promette di rendere immuni dalla tristezza, gli antidepressivi.
E’ in questo quadro che Herzberg, docente di storia all’Università di Buffalo nello stato di New York decide di scrivere la storia delle molecole per il cervello e ci traccia in mezzo la storia culturale degli Stati Uniti.
Il clima consumistico del dopoguerra non risparmia i farmaci che nel frattempo raffinate campagne di marketing promettono di rendere la nostra vita perfetta.
Promesse a cui la gente vuole credere.
I pubblicitari riescono a rendere i farmaci veri e propri beni di consumo e rendere la loro assunzione più che facile, desiderabile, ambita.
E per vendere di più, quale miglior modo che rendere patologici anche gli stati d’animo più comuni?
Anche la rabbia e la tristezza fanno parte delle 5 emozioni di base ma adeguatamente inseriti in un questionario di poche domande basta rispondere ‘si’ a solo una per trovarsi ingabbiati in un ‘disturbo’ come tale da trattare.
Si crea però un gap singolare dove le persone agiate assumono farmaci e quelle povere accedono alle droghe, due modi diversi ma sovrapponibili di affrontare il male di vivere. Un male che è sempre esistito ma che ora diventa non più sopportabile.
I mariti in carriera, impegnati a costruirsi un ruolo sociale, caldeggiano l’assunzione di blandi tranquillanti alle mogli insoddisfatte, senza sapere che dopo meno di un decennio ci penseranno le femministe a boicottare le benzodiazepine per pericolo di diventarne dipendenti.
In un binario parallelo corrono gli antidepressivi, il vero fenomeno degli ultimi 50 anni che non solo permettono di eliminare tristezza e apatia dalle proprie vite ma quasi di costruirsi una personalità a piacimento. Insomma la storia sociale degli Stati Uniti scritta su una lunga fila di pasticche di ogni foggia e colore. Una fila così lunga da arrivare in Europa e conquistare anche il vecchio continente che talora ha la brutta abitudine di imitare il nuovo in maniera pedissequa.  Tanto che verrebbe da domandarsi come mai non siamo ancora felici.

Fonte: Bon Vivre
www.bonvivre.it
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di Bon Vivre

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