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Diete e perdita di peso, una disfida dalle molteplici sorprese


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Secondo due studi internazionali, l’impegno a mettersi a dieta diviene una fatica di Ercole a causa del senso di fame e di un enzima anti-fame.

Fare una dieta che comporti la perdita di massa grassa significa aiutare il nostro corpo a non dover subire una pressione crescente per le arterie e gli organi interni.

Però, la sfida vera che emerge al termine della dieta è come difendere la soglia faticosamente raggiunta dal proprio appetito. Si tratta di una sfida che una nuova ricerca scientifica avrebbe confermato, evidenziando che in questa seconda fase di un regime alimentare dietetico si può essere più inclini al fallimento.

Ciò avverrebbe, perché si ha più fame e un forte desiderio di mangiare, che dura almeno un anno dopo il passaggio dalla perdita di peso al mantenimento dello stesso.

Anche quando gli ormoni inviano forti segnali di sazietà al cervello dopo un pasto, non ci si sente ancora pieni. Lo studio, guidato dalla Norwegian University of Sciences and Technology, è stato pubblicato sulla rivista American Journal of Physiology-Endocrinology and Metabolism.

La ricerca ha preso in esame 35 persone gravemente obese, con un indice di massa corporea più alto di 42 (30 è considerato il valore oltre il quale si è obesi).

Ad un anno, quando avevano perso peso, è iniziato il piano di mantenimento. Se nella fase importante del dimagrimento il livello di ormoni dell’appetito aumentava ma non si segnalava un accrescimento della fame o del desiderio di mangiare, dopo un anno di dieta ed esercizio le cose risultavano cambiate.

Era aumentato il desiderio di fame e precipitava invece la sensazione di sazietà dopo i pasti. Una situazione simile si ripresentava anche dopo un anno intero di programma di mantenimento di peso, quindi due anni da quando il dimagrimento era iniziato.

È colpa del nostro corpo quindi? Oppure ci sfugge qualcosa?

In effetti, un’altra scoperta potrebbe spiegare, in parte, quest’effetto. Uno studio sulla rivista Cell avrebbe evidenziato che l’enzima ‘TBK1’ rallenterebbe il metabolismo, riducendo le calorie bruciate e favorendo l’accumulo di grasso.

Disattivando questo enzima in topi obesi questi dimagrirebbero meglio e più in fretta. La ricerca è stata condotta da Alan Saltiel dell’Università di San Diego.

Il metabolismo è più lento negli individui obesi e tende a rallentare quando ci si mette a dieta e ciò significa che il corpo tende a bruciare meno calorie quando si mangia di meno.

Gli esperti Usa avrebbero visto che a queste condizioni corrisponderebbe l’attivazione dell’enzima TBK1 che farebbe da interruttore a una serie di altre molecole che regolano il metabolismo e la quantità di grasso bruciata o accumulata.

Gli esperti avrebbero visto che disattivando TBK1 il metabolismo delle cellule di grasso di topi obesi aumenta, e i roditori dimagriscono più in fretta.

Redazione

di Redazione

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