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Orticaria? In genere non è il caso di preoccuparsi

Chi non ha mai sofferto, almeno una volta nella vita, di orticaria? Ma di cosa si tratta? Da cosa può essere scatenata? E quali possono essere i rischi di un mancato trattamento? Lo abbiamo chiesto al dermatologo e venereologo Angelo Raffaele Cinque che spiega: “I sintomi tipici della malattia sono il pomfo, un’eruzione cutanea che appare con macchie rosse, talvolta bianche al centro, in rilievo sulla pelle e pruriginose”.

In base alla durata e alla frequenza con cui la patologia si presenta è  possibile distinguere una forma acuta da una cronica.  “La prima – precisa lo specialista – si caratterizza per un’evoluzione rapida con scomparsa dei sintomi entro 24 ore. Se questi, invece, perdurano oltre le 6 settimane o  tendono a presentarsi ciclicamente, ci troviamo di fronte a un caso di orticaria cronica”. 

Diversi i fattori che possono favorire l’insorgenza della malattia. “L’orticaria, in particolare quella di tipo acuto- chiarisce il Dott. Cinque-, può avere un’origine allergica e insorgere a seguito   dell’assunzione di alcuni farmaci e di alcuni cibi, quali  crostacei, frutta col pelo, frutta secca, ostriche, alimenti al gusto di fragola, ecc…, che  stimolano la liberazione dell’istamina, favorendo una reazione allergica. Altra causa di orticaria acuta può essere l’esposizione ad agenti infettivi come l’Herpes virus o il Citomegalovirus e altre infezioni che, se non fosse per la comparsa dell’orticaria, passerebbero per asintomatiche. Le orticarie di tipo cronico, invece, possono essere scatenate dal contatto con il freddo, con il calore, o per sfregamento. Possono, addirittura, esserci orticarie scatenate dal contatto con l’acqua: le cosiddette orticarie acquageniche. Raramente le orticarie croniche dipendono da una causa allergica“.  

Persino alcune patologie possono favorire la comparsa dell’orticaria. “Si è osservato che in particolare quella cronica  – precisa Cinque –  può essere legata a fattori autoimmunitari, a patologie della tiroide o ad altre malattie autoimmunitarie”.

In genere, un esame clinico è sufficiente a riconoscere la malattia e a distinguerla tra acuta e cronica. “Tale distinzione è fondamentale – sottolinea Cinque –  perché, se  la prima può avere una genesi di tipo allergico o infettivo transitorio, la seconda merita di essere sottoposta ad una complessa gamma di esami di laboratorio al fine d’individuare la causa che, nei casi meno preoccupanti, potrebbe essere connessa a fenomeni di parassitosi intestinale e, in quelli più seri, sottendere formazioni neoplastiche”.

Il trattamento dell’orticaria prevede l’identificazione delle cause che l’hanno scatenata per poter individuare la terapia più corretta. Gli antistaminici e il cortisone rappresentano la terapia d’elite per il trattamento della malattia. “Se l’orticaria è presente su limitate aree della pelle, per il paziente non vi sono problemi particolarmente rilevanti, a parte il fastidioso prurito, ma quando la patologia interessa zone del corpo più estese o tende a trasformarsi in forme più gravi su base allergica, come l’angioedema (rigonfiamento dei tessuti più profondi della pelle per effetto del versamento di talune sostanze dalle vene e dalle arterie), la terapia è fondamentale – sottolinea il Dott. Cinque -. Questo è il motivo per cui, quasi sempre, di fronte ad un episodio di orticaria, un paziente che soffre di asma allergica o di eccessiva vasodilatazione viene immediatamente trattato con un antistaminico e tenuto sotto osservazione”.
Giusy Egiziana Munda

di Giusy Egiziana Munda

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