DEPRESSIONE-ANZIANI

L’ansia da stress nell’anziano può provocare conseguenze sul suo organismo?

Alla vecchiaia si giunge dopo aver affrontato (e a volte non superato) difficoltà e problemi che si compendiano tutti in una sola parola: “Stress”.
Tale frase, tuttavia, è stata definita da alcuni “Il sale della vita“ dato che è impensabile una vita senza cambiamenti, senza novità, senza rischi o problemi che costringono a reagire e ad adattarsi a sempre nuove situazioni.
E’ questo, inoltre, il significato della nota sindrome generale di adattamento, costante oggetto di ricerca a livello biologico e medico.
Senza dilungarmi sulle varie teorie dell’invecchiamento, esso è da considerare un evento geneticamente programmato per ciascun individuo, quindi immodificabile nel complesso. È innegabile che al progressivo deterioramento cellulare, tissutale ed organico, contribuiscano largamente agenti esterni ambientali ( radiazioni ionizzanti, inquinamento atmosferico, etc.), e derivati dall’attività lavorativa e quotidiana. Entrambi sono cause di tante malattie, dall’aterosclerosi all’infarto miocardico, dagli accidenti vascolari ai gravi ictus cerebrali, etc.
Nell’anziano, inoltre, si crea, col trascorrere del tempo, un instabile equilibrio che può facilmente rompersi in seguito a cause diverse. Alcune sono importanti (es. rottura del femore), altre sono apparentemente di scarsa entità (es. colpo d’aria che può causare una broncopolmonite) con conseguenze talvolta disastrose ed anche letali. Gli agenti stressanti possono intervenire nell’anziano anche attraverso un’azione sullo stato psichico, facilmente vulnerabile nel convulso divenire del quotidiano. Isolamento, emarginazione, ed a volte abbandono di figli e parenti, infatti, costringono a vivere in una casa di riposo, o in un ospedale ove, spesso, è necessario l’intervento delle assistenti sociali per essere dimesso e portato a casa. Alla base di questa situazione si trovano molteplici fattori quali la perdita dell’attività lavorativa (pensionamento), il diminuito guadagno, la perdita del prestigio e del ruolo sociale derivante dal lavoro svolto.
L’incompatibilità di carattere e le incomprensioni tra gli anziani e le generazioni più giovani, inoltre, comportano oggi una frammentazione del nucleo familiare in contrapposizione alle famiglie patriarcali di una volta. In questo caso, infatti, l’anziano veniva estremamente rispettato e partecipava attivamente, con l’acquisita saggezza di vita, alla vita della comunità che si giovava molto dei suoi consigli.
La difficoltà di adattamento porta, dunque, l’anziano al disadattamento con la conseguente incapacità di inserirsi nella vita quotidiana, nella vita familiare o, peggio ancora, nella vita comunitaria di una casa di riposo o di un ospedale.
Al disadattamento, inoltre, contribuisce anche e soprattutto il deterioramento di un organo fondamentale nel mantenimento dell’equilibrio psicofisico: “il cervello”.
Nel cervello senile, le conseguenze, rispetto agli altri organi, sono particolarmente rilevanti non potendosi le cellule nervose più rigenerare in seguito alla loro distruzione. Nel deterioramento del cervello invecchiato, infine, si ha una riduzione delle attività funzionali e manifestazioni d’insufficienza cerebrovascolare più lievi quali astenia, tensione, ansietà, depressione, labilità affettiva, perdita della memoria, etc. o più gravi come la demenza senile o ateroscherotica.
Nella sintomatologia dell’insufficienza cerebrovascolare ateroscherotica o nel disadattamento dell’anziano, si può, inoltre, fare rientrare varie forme di neurosi caratteristiche dell’età avanzata come neurosi d’ansia, neurosi ossessive, fobiche, etc.
Vertigini, dispnea, coliche, riferiti disturbi cardiaci, perdita dell’appetito, rifiuto del cibo, epigastralgie, deperimento organico, devono nell’età senile e presenile esser attentamente analizzati.
Occorre far parlare il paziente prima di etichettarli come insufficienza respiratoria, stati anginosi, gastrite, colite, etc. potendo essi rientrare in intervenuti disturbi della sessualità (insoddisfazione sessuale, impotenza, etc.) o in manifestazioni psicosomatiche. In tutti questi quadri in cui stress e ansia costituiscono elementi essenziali è fondamentale sottolineare l’importanza di attuare misure preventive soprattutto nei riguardi degli aspetti sociali fortemente incidenti nell’età avanzata.
Quanta verità c’è nel seguente melanconico giudizio dato da un lungimirante autore: “ La civiltà industriale mortifica l’uomo, ne spreme la fatica, e poi lo lascia senza risorse!”.
Esistono all’estero e in Italia corsi di preparazione al pensionamento che illustrano quale sarà la situazione di ciascun individuo cessata l’attività lavorativa, ma che soprattutto propongono attività ricreative e produttive.
Queste attività occupano il tempo libero, sia nell’ambito di quelle già svolte dal soggetto in passato, (come lavoro vero e proprio o come hobby), sia sotto forma di nuove proposte per venire incontro alle esigenze di ciascun neopensionato. Sicuramente utile indirizzo riabilitativo contro ansia e depressione sono: un’attività intellettuale continuata fino a tarda età, (leggendo, confrontando e comprendendo il vecchio e il nuovo), frequentare l’università della terza età (ampliando le proprie conoscenze), impegnarsi in attività di volontariato sociale e, ove possibile, di consulenza. In questo caso, può tornare utile la propria esperienza lavorativa per informare le nuove generazioni), e, infine, credere in un ambizioso senso d’imperitura utilizzazione e trasmissibilità della propria esistenza terrena.

Dott. Gaetano Giardina
Dirigente Chirurgo Emerito

di Dott. Gaetano Giardina

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