infermiere pediatrico

L’infermiere pediatrico, nessuna opportunità. Dalle istituzioni sanitarie poca considerazione


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Tra le discipline infermieristico-assistenziali, quella pediatrica risulta essere la più antica, quindi è giusto pensare che questa goda di grande attenzione da parte della sanità italiana. Niente di tutto questo, gli infermieri professionisti dell’età evolutiva e i piccoli pazienti soffrono una considerazione marginale da parte delle attuali istituzioni sanitarie. Quella pediatrica non è una specialità dell’infermieristica, ma una disciplina assistenziale generale con una sua specificità storica e scientifica che si applica e si svolge ad un determinato stadio dello sviluppo dell’uomo. Ha proprie specializzazioni come quella di pretermine, di neonato a termine, di lattante, di bambino prescolare, di bambino scolare e di adolescente. Certo è che una Direzione Ospedaliera, il cui compito è garantire i più alti livelli di qualità con il minimo di spesa, non può pensare di raggiungere questo obiettivo utilizzando solo professionisti. La loro specifica preparazione viene ottenuta con l’esperienza, perché l’acquisizione di competenze attraverso l’esercizio comporta sicuramente dei rischi. Per un’interpretazione corretta e rispettosa dei diritti degli utenti e soprattutto dei professionisti che si occupano di loro, l’Infermiere dovrebbe assistere i pazienti di età inferiore ai 18 anni previo master specialistico in area pediatrica. L’ordinamento italiano alla luce dello sviluppo storico delle discipline assistenziali, ha recepito l’esistenza di due diverse professioni fin dal 1940 con la L.1098, che prevedeva la figura della Vigilatrice d’Infanzia e quella dell’ Infermiere. Il DM 70/1997 definisce il profilo professionale dell’Infermiere Pediatrico, come il professionista responsabile dell’assistenza infermieristica pediatrica preventiva, curativa, palliativa e riabilitativa. Le sue principali funzioni sono la prevenzione delle malattie, l’assistenza dei malati e dei disabili in età evolutiva e l’educazione sanitaria. Il DM 27/7/2000, inoltre, ha sancito che il titolo di Vigilatrice d’Infanzia conseguito in base alla legge 19 luglio 1940, n. 1098 è equipollente a quello di Infermiere Pediatrico ai fini dell’esercizio professionale e dell’accesso alla formazione post-base. Oggi, pertanto, l’ordinamento italiano contempla due sole figure idonee ad esercitare l’attività professionale assistenziale infermieristica nell’area pediatrica l’Infermiere con laurea in infermieristica con un master in infermieristica pediatrica e l’infermiere con laurea in infermieristica pediatrica. Si può pensare che il bambino dal punto di vista anatomo-fisiologico sia uguale all’adulto, ma in verità sono diversi i segni clinici, le risposte alla malattia e alle cure. È ovvio pensare quindi, che anche l’osservazione, il monitoraggio e la valutazione per l’assistenza siano differenti. Quali sono i suoi ruoli nello specifico? Innanzitutto, l’infermiere pediatrico partecipa all’identificazione dei bisogni di salute fisica e psichica del neonato, del bambino, dell’adolescente, della famiglia. Poi, identifica i bisogni di assistenza infermieristica pediatrica e formula i relativi obiettivi e pianifica, conduce e valuta l’intervento assistenziale infermieristico pediatrico. Inoltre, garantisce la corretta applicazione delle prescrizioni diagnostiche-terapeutiche e partecipa a interventi di educazione sanitaria sia nell’ambito della famiglia che della comunità. Oltre a ciò, partecipa, anche, alla cura degli individui sani in età evolutiva nel quadro di programmi di promozione della salute e prevenzione delle malattie e degli incidenti. Svolge assistenza ambulatoriale, domiciliare e ospedaliera dei neonati e dei soggetti di età inferiore a 18 anni affetti da malattie acute e croniche. Infine, si occupa inoltre della cura degli individui in età adolescenziale tra i programmi di prevenzione e supporto socio-sanitario. È un professionista che opera sia individualmente sia in equipe, contribuisce alla formazione del personale di supporto e concorre direttamente all’aggiornamento relativo al proprio profilo professionale. Svolge la sua attività in strutture sanitarie pubbliche o private come dipendente o come libero professionista. Tra le qualità fondamentali di questa speciale figura spiccano: la predisposizione al rapporto interpersonale, la capacità di entrare in contatto con il malato, la pazienza, la sensibilità, la capacità di rapportarsi con il mondo infantile. La pianificazione dell’assistenza pediatrica deve tener conto di alcuni fattori specifici. Questi riguardano l’età e il grado di sviluppo cognitivo ed emotivo del bambino, che influenzano la comunicazione e le possibilità di approccio. A questo va aggiunta l’esigenza di gioco, che può essere un tramite per il bambino per esternare bisogni e desideri. Non meno importante è il contesto familiare, in particolare la mamma, la cui collaborazione è fondamentale. Infatti, i genitori devono essere coinvolti nelle cure igieniche e nell’alimentazione, ed educati alla gestione della malattia. La comunicazione diventa importantissima perché è necessario osservare con attenzione il linguaggio non verbale del corpo del bambino e dei suoi genitori. Per questo riveste un ruolo essenziale il professionista capace di intraprendere “strategie di relazione” utili a comprendere i reali bisogni del paziente e della sua famiglia.

Giovanna Meli
Infermiere pediatrico

di Redazione

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