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Lo smartphone peggiora la qualità del lavoro


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Negli ultimi anni, dati provenienti dalla stampa, da agenzie di controllo sociale e dal mondo degli affari hanno identificato problemi sempre crescenti oltre che veri e propri cambiamenti nelle relazioni umane derivanti da distrazione tecnologica.

Mail e telefono interrompono mediamente ogni 3 minuti le nostre attività trasformando le giornate di lavoro in una caccia senza soste, spesso inutile, al collegamento elettronico.

Con il risultato che basta una notifica sul cellulare per distrarci da un compito, una minima vibrazione sul tavolo, il display che si illumina e la comparsa di una notifica: un messaggio arrivato su Whatsapp, Messenger, un aggiornamento di Twitter, una mail o un like su Facebook e via dicendo.

Quasi mai si tratta di qualcosa di importante o urgente, ma comunque si interrompe quel che si stava facendo.

L’effetto che una qualsiasi notifica ha sul cervello, è un’interruzione del livello di attenzione che blocca il nostro lavoro e che finisce per comprometterne la performance.

Una volta distratti dal suono o dal display che annuncia la nuova notifica, servono anche 20 minuti per tornare al punto di partenza.

Sia che arrivi un messaggio, sia che ci si stacchi dal proprio lavoro per rispondere al telefono, il tipo di informazione arrivata al cervello è la stessa.

Dunque rispondere e affrontare una telefonata ha quasi lo stesso livello d’impegno dell’ignorare una notifica in arrivo.

A suggerirlo è una ricerca condotta dai membri della Southern Maine University, secondo cui, anche quando non lo usiamo, il nostro cellulare ci distrae, impedendoci di concentrarci sul compito che dobbiamo svolgere.

I ricercatori di psicologia della Florida State University hanno analizzato il rapporto tra l’arrivo di un segnale sul cellulare e il rendimento professionale.

La loro ricerca, intitolata «I costi in termini di attenzione del ricevere una notifica sul cellulare», è stata pubblicata su Journal of Experimental Psychology: Human Perception and Performance.

Quest’ultima ha mostrato che i risultati sulla performance nel compito assegnato cambiavano molto tra il periodo in cui non si verificavano interruzioni e quello in cui invece notifiche e chiamate interrompevano il lavoro.

Come cittadini e professionisti della salute siamo perfettamente consapevoli dell’aumento di frequenza di incidenti e di morti correlati all’uso del cellulare alla guida.

Da alcuni mesi ACI e Anas, in collaborazione con la Polizia Stradale hanno avviato una campagna informativa diffusa su web e social network, con lo slogan “guidaebasta”, e hanno lanciato due hahstag: #guardalastrada e #mollastotelefono, sperando che sortiscano l’effetto desiderato.

E negli ospedali, l’uso di mezzi di comunicazione personale come telefoni cellulari e altri dispositivi elettronici ha fornito agli utilizzatori una sempre crescente quantità e qualità di attività non correlate al lavoro, il cui potenziale può ripercuotersi negativamente sul trattamento dei pazienti.

In ospedale, infatti, dove i sanitari sono responsabili della vigilanza sulla salute dei pazienti, la prevedibile distrazione derivante da questi dispositivi può causare eventi avversi, mettendo a rischio la sicurezza.

Gli studi riguardanti l’effetto dello smartphone al lavoro hanno dimostrato che l’uso di questo dispositivo si traduce in scadimento delle performance, difficoltà a filtrare informazioni, ridotta capacità di ricordarne altre importanti.

Uno studio più recente (D. McBride, S.A. Le Vasseur, L. Dongmei, 2015) ha messo a confronto l’autovalutazione degli infermieri con l’osservazione degli altri durante il lavoro, relativamente a chiamate sul cellulare, controllo o invio di email personali, messaggi, lettura di notizie online, post su social network, shopping, giochi.

Tre le possibili conseguenze valutate: performance negativa, errore medico, mancata informazione clinica.

Ebbene, pur ammettendo che la vigilanza dei pazienti in ospedale è essenziale e la potenziale distrazione da cellulare può essere rischiosa, la stragrande maggioranza degli intervistati ha risposto che la qualità del loro lavoro non ne è mai stata influenzata.

Solo il 7,4% riportava un decremento della performance su sé stessi, contro il 70% riscontrato come osservatori degli altri.

Quindi molti operatori sanitari sono consapevoli dei pericoli potenziali dell’uso del cellulare durante il lavoro se utilizzato dai colleghi, ma non lo sono della diminuzione della loro stessa performance.

Molti ospedali sono alla ricerca di politiche opportune per il corretto uso dei cellulari al lavoro.

Si suppone che i lavoratori sappiano valutare accuratamente i rischi associati all’uso del telefono cellulare al lavoro e riescano a modificare il loro comportamento in modo congruo.
Inoltre, in America hanno fatto qualche conto e si è scoperto che, attraverso la bulimia tecnologica, sono sprecate 28 miliardi di ore di lavoro in un anno.

Ogni dipendente disperde tra il 40 e il 60 per cento della propria giornata a inseguire telefonate sul cellulare e mail con un danno economico totale di mille miliardi di dollari.

Ci sono anche altri effetti collaterali: danni per la salute, per la concentrazione e per la stessa voglia di lavorare. In America si sta correndo velocemente ai ripari da questa febbre e dal calvario delle interruzioni.
Negli uffici di diverse grandi aziende si è limitato l’uso delle mail e dei cellulari.

Ed è nato un movimento, “Spegni il telefono! Trova un giorno in cui ti ritrovi”, già diventato molto popolare.
In un pianeta elettronicamente sempre più interconnesso non appare inutile imparare un galateo tecnologico che ci imponga di valutare e imparare a fare una cosa alla volta.

Per esempio spegnere il cellulare, un gesto così semplice ma a volte davvero difficile da compiere.

Per questo, sarebbe opportuno in determinate condizioni in cui la sicurezza è fondamentale, mettere a tacere il cellulare e non tenerlo neppure a portata di vista.

Dott.ssa Antonella Terrazzini
Area Qualità e Gestione Rischio Clinico
A.O.O.R. Villa Sofia–Cervello

di Redazione

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