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Sei denti sporchi e il nostro corpo è a rischio


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La carie e la placca possono portare a conseguenze estetiche sgradevoli e complicare la digestione.
Però, una bocca sana fa anche da barriera alle malattie cardiovascolari o diabete, perciò quando quest’ultima non è a posto, il rischio di favorire tali malattie può raddoppiare.

Così, sono sufficienti sei denti colpiti dalla placca, per mettere a rischio anche la salute in generale. A sostenerlo, sono gli esperti della Società italiana di parodontologia e implantologia (Sidp), riunitisi nel XVIII Congresso internazionale su parodontologia e salute orale.

Finora, sono stati censiti ben 8 milioni di italiani con una parodontite grave, cui si aggiungono almeno altri 12 milioni con i segni di un’infiammazione gengivale. Secondo gli esperti della Sidp, tutti pazienti affetti da parodontite grave corrono forti rischi di sviluppare endocarditi, ascessi cerebrali, infezioni polmonari e hanno una probabilità significativamente più alta di far esordire diabete o patologie cardiovascolari.

Per non correre questi pericoli, sarebbe necessario impedire l’accumulo di placca batterica, che contiene miliardi di batteri.

Un solo dente con placca può contenere più germi di quanto s’immagini ed è sufficiente avere sei denti colonizzati per rischiare di sviluppare la parodontite e le malattie ad essa legate.
Il presidente Sidp, Claudio Gatti, ha dichiarato:

“Nel 100% delle placche ateromatose che possono dare origine a infarti e ictus si può riscontrare Dna di batteri tipici della placca dentaria e nel 40% dei casi è possibile rinvenirvi i germi stessi. Chi soffre di parodontite ha un rischio di infarto più alto di quello dei pazienti con un elevato spessore della parete delle carotidi e se si sono persi denti la probabilità di sviluppare aterosclerosi è elevatissima.
In presenza di parodontite, i batteri del cavo orale attraverso la circolazione possono raggiungere numerosi organi, innescando pericolose reazioni infiammatorie localizzate, come nel caso dello sviluppo di infezioni polmonari, endocarditi, ascessi, oppure generalizzate come quelle che poi favoriscono la comparsa delle malattie cardiovascolari”.

Non a caso, l’infiammazione gengivale triplicherebbe anche la probabilità di diabete. La parodontite è una patologia infida, di cui spesso i pazienti non percepiscono la pericolosità.

Infatti, il 70% degli italiani non la conosce, secondo un’indagine Sidp, e quattro su dieci di fronte a gengive dolenti, arrossate e infiammate, che sanguinano quando si spazzolano i denti, non chiedono aiuto al dentista. Anzi, provano il fai da te con vitamine, integratori, collutori o dentifrici per denti sensibili, così che otto volte su dieci il disturbo resta e può perfino peggiorare.

Il presidente Gatti ha fatto la seguente riflessione: “Milioni di over 35 hanno disturbi che sono associabili alla parodontite e che richiederebbero un approfondimento diagnostico, ma pochi si rendono conto che si tratta di sintomi da non sottovalutare.

Il 43% dei 20-34 enni ha già avuto almeno una volta un segno di sofferenza gengivale che non dovrebbe essere sottovalutato. Oltre a impegnarsi nella prevenzione dei disturbi gengivali attraverso una corretta igiene orale, l’abbandono del fumo, controlli periodici e sedute professionali di igiene, è necessario che tutti sappiano di dover andare dal dentista, se c’è un sanguinamento gengivale”.

Considerata la gravità delle problematiche emerse, una vasta campagna di sensibilizzazione non sarebbe una cattiva idea.

Francesco Sanfilippo

di Redazione

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