Scompenso cardiaco
Scompenso cardiaco

Lo scompenso cardiaco, l’importanza della prevenzione

Lo scompenso è una condizione patologica per la quale il cuore trova difficoltà a pompare sangue in tutto il corpo per soddisfare le esigenze dei vari organi e, di conseguenza, le esigenze legate alle nostre attività quotidiane. E’ una patologia per certi versi talora subdola: si può avere lo scompenso per tanti anni e convivervi senza che esso si manifesti in modo eclatante. Una causa scatenante, talora anche extracardiaca, come una infiammazione polmonare, può contribuire al passaggio della malattia dalla fase latente alla fase conclamata. Spesso viene quindi diagnosticata solo in fase tardiva e, ovviamente, con più ristretti margini di efficacia dell’intervento terapeutico. Da ciò deriva l’importanza della sensibilizzazione dei soggetti a rischio e dei loro familiari sia verso una diagnosi precoce ed accurata con un precoce riconoscimento dei sintomi e dei segni sia verso una terapia appropriata e tempestiva, sin dalle prime fasi della malattia, quando invece i margini di efficacia del trattamento potrebbero essere maggiori. Va sottolineato che tale patologia anche se è più comune nelle persone anziane non risparmia i giovani a causa delle forme ereditarie, talora familiari, e acquisite di malattie del muscolo cardiaco, le cosiddette miocardiopatie. Soggetti tipicamente da ritenersi a rischio sono coloro i quali risultano affetti da malattia delle coronarie (cardiopatia ischemica), dal diabete, da ipertensione arteriosa, da malattie delle valvole cardiache, da patologie congenite del cuore. La prevenzione dello scompenso cardiaco inizia dunque da lontano, cioè dallo stesso adeguato trattamento di tali condizioni predisponenti.

Ma quando lo scompenso si rende conclamato, ecco che compaiono i sintomi ed i segni clinici. Il sintomo che più frequentemente può rivelare un’alterazione dello stato di salute è la dispnea (sensazione di difficoltà di respiro), che potrebbe comparire in corso di sforzi abituali o persino per sforzi di lieve entità, come accudire alla propria igiene, sino a comparire nelle forme più gravi durante il riposo notturno. Sintomi altrettanto importanti sono la sensazione di tachicardia (battito rapido) immotivata, l’astenia (stanchezza eccessiva) intensa, la tosse scatenata dagli stessi fattori della dispnea, la sensazione di mancamento. Un segno comune è rappresentato dal gonfiore o edema che comincia dalle parti più declivi degli arti inferiori e tende a risalire verso l’alto. Questi sintomi/segni devono indurci a consultare tempestivamente, in prima istanza e nei casi non acuti, il medico di medicina generale il quale avvierà l’opportuno iter diagnostico clinico-strumentale;  in altre parole il medico visiterà il paziente, valutando i segni/sintomi del paziente, potrà richiedere i comuni esami ematochimici, un elettrocardiogramma, un ecocardiogramma, un Rx del torace ed il consulto specialistico cardiologico; se necessario il paziente dovrà essere ricoverato e continuare l’iter diagnostico in ospedale (talora per essere sottoposto a test più invasivi come la coronarografia, il test da sforzo cardio-polmonare, ecc.). Una volta posta la diagnosi di scompenso ed accertatene le cause il medico prescriverà la terapia medica appropriata, secondo le attuali linee guida (che derivano dalle evidenze dei cosiddetti trial clinici); in casi selezionati, in associazione alla terapia farmacologica, può essere necessario l’impianto di un particolare pace-maker cosiddetto defibrillatore/biventricolare.
Dott. G. M. Panzarella
Cardiologo

di Redazione

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