ulcera-coccigea

L’ulcera sacrale, la grande piaga dell’anziano immobilizzato a letto

La suddetta lesione è fra le piaghe da decubito sicuramente quella di più frequente osservazione specie nell’anziano. Essa ha in genere un ben definito decorso. Dopo i primi stadi eritematosi e desquamativi ad insorgenza abbastanza precoce inizia la fase cosiddetta “Chiusa“ dei fenomeni necrotici cutanei. L’escara (placca necrotica) formatasi può interessare tutta o in parte la regione sacrale, pur se a volte deborda verso uno o tutti e due i glutei. Tale placca necrotica viene subito naturalmente delimitata dall’organismo attraverso dei processi infiammatori reattivi che creano intorno ad essa un’ ispessimento edematoso e iperpigmentato. Nei successivi venti giorni circa la placca diviene più secca e ristretta creando fra i suoi margini esterni ed il suddetto ispessimento un piccolo solco spesso secernente materiale sieroso. Alla fase chiusa segue una degenerazione colliquativa del tessuto grasso sottocutaneo che, associata a processi flogistici ed infettivi concomitanti porta alla fine allo scollamento dell’escara ed all’evidenziazione del fondo della lesione.
Da questo momento inizia la cosiddetta fase “Aperta“ che porterà alla progressiva distruzione e colliquazione di tessuti e formazioni sempre più profonde sino al raggiungimento del piano osseo con relativa aggressione dello stesso e creazione di un processo distruttivo osseo decalcificante, irreversibile e molto doloroso chiamato osteomielite che porta alla fine allo sfarinamento della struttura.
Adesso la lesione si presenta vasta, profonda, maleodorante, con margini arrossati, edematosi e, al fondo, un vasto ed attivo processo degenerativo e putrefattivo.
Le formazioni muscolari colpite dal processo colliquativo appaiono violacee, esangui e facilmente dissociabili chirurgicamente nelle zone necrotiche. Le formazioni tendinee ed i tessuti periostali appaiono sfrangiati e ricoperti da secrezione grigiastra.
Spesso un’attenta toilette chirurgica evidenzia sfondati purulenti e fistolizzazioni profonde che se non bonificate portano a persistenza dello stato infettivo e colliquativo, all’insorgenza di superinfezioni in tale regione, ad un grave decadimento generale del paziente, a rischio emorragico ed infine a possibili infezioni setticemiche specie urinarie e polmonari che possono compromettere la vita stessa del paziente.
Infine precocità d’intervento, competenza nell’asportazione dei tessuti necrotici (ricordando quanto è lenta la ricostruzione naturale dei tessuti specie in soggetti defedati), adeguata integrazione alimentare, mobilizzazione dell’infermo evitando decubiti prolungati, amorevole conforto e supporto psicologico (il paziente spesso prova vergogna del suo stato) sono tutti fattori che se coscientemente attivati contribuiscono ad accelerare il lento processo ricostruttivo organico
Dott. Giardina Gaetano
Medico Chirurgo

di Dott. Gaetano Giardina

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