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Sprechi in sanità, una voragine da miliardi di euro

La sanità, negli ultimi decenni è diventata un immenso mercato, dove ruotano ricerche, interessi economici e politici, dove non sempre la salute dei cittadini è al primo posto. Oggi, vi fanno parte professionisti sanitari e parasanitari, associazioni di pazienti e di categoria, sindacati, industria, società scientifiche e la politica. Chiaramente, tutti questi portatori d’interesse non lavorano sempre in armonia e collaborazione, ma spesso vanno in conflitto, con grave danno del paziente. Chi amministra le istituzioni sanitarie ha un impatto diretto sulle difficoltà che gli operatori e i pazienti vivono, ma sono indifferenti alle conseguenze che la loro amministrazione può portare. Questo comportamento gli si può ritorcere contro, ma la mancanza di responsabilizzazione li rende spesso miopi. Per anni, la Sicilia è stata sottoposta a severi controlli nella sua sanità da parte dello Stato centrale ed è stata considerata come la peggiore regione, seppur già dal 2014 la sua sanità fosse divenuta una delle più virtuose, quando altre regioni, come il Piemonte, riportavano risultati pessimi. Nonostante gli sforzi fatti, i pregiudizi sono duri a morire e i nostri esami non sono ancora finiti. Tuttavia, il deficit provocato dalla sanità a livello nazionale è ancora molto forte, cosa che pone più di un dubbio sulla validità delle misure adottate dal Governo centrale negli ultimi anni per abbassare non di poco le stesse spese sanitarie. Secondo la fondazione Gimbe, sono stati sprecati in sanità nel 2014 ben 25 miliardi di euro, equivalente ad un quarto di manovra finanziaria, pari al 23% del totale della spesa sanitaria di 111,4 mld. Le voci più onerose sono l’eccessivo numero di prestazioni inefficaci, inappropriate o troppo costose rispetto ai benefici reali (7,6 mld) e la corruzione, che nel Ssn vale 5-6 mld. Queste le cifre sono state presentate durane la 10° conferenza nazionale della Gimbe, che riunisce a Bologna circa 500 partecipanti da tutt’Italia, in rappresentanza di tutte le professioni sanitarie. Questi sprechi rappresentano una voragine che sottrae risorse a servizi essenziali e all’innovazione che già non gode di buona salute. Dei 25 miliardi di sprechi, circa 7,69 mld sono assorbiti dall’eccessivo ricorso a interventi sanitari inefficaci, inappropriati o dai costi elevati rispetto ai benefici reali che potrebbero dare. In pratica, troppo denaro se ne va in prestazioni che non servono, a causa della medicina difensiva ma anche della medicalizzazione della società e delle aspettative dei pazienti, del turn over delle tecnologie, dei conflitti di interesse. Secondo il presidente della Fondazione, Antonio Cartabellotta “a questi miliardi si aggiungono 5-6 miliardi di euro (20%) erosi da frodi e abusi, comportamenti che minano la credibilità del Ssn e contro cui servono azioni concrete. Poco più di 4 mld vengono sprecati nell’acquisto di tecnologie sanitarie, farmaci e strumenti medici e di beni e servizi non sanitarie, come mense e lavanderie, a costi eccessivi, non standardizzati da un capo all’altro della Penisola.
Ma c’è anche un sottoutilizzo delle prestazioni che brucia 3,08 miliardi (12%) per l’aggravamento delle condizioni dei pazienti, ricoveri e altri interventi evitabili, se si fosse agito meglio prima”. Inoltre, non sono sufficienti le diagnosi non necessarie, ci troviamo anche un’eccessiva burocratizzazione delle funzioni amministrative e lo scarso aggiornamento tecnologico che incidono per circa 3 mld. Non può mancare l’inadeguato coordinamento dell’assistenza, fra ospedale e territorio, ma anche all’interno di uno stesso ospedale, per cui vanno in fumo altri 2,56 miliardi di euro. Negli ultimi anni la tendenza sottrarre risorse finanziarie al Ssn è stata costante ed è destinata a durare.
Si prevede che in futuro non ci saranno risorse aggiuntive e non si potranno finanziare servizi essenziali e o introdurre innovazioni se le Regioni non combatteranno gli sprechi e le inefficiente per reinvestire in ciò che serve davvero, sulla base delle necessità e delle evidenze scientifiche.
Questo processo può avvenire solo se le aziende sanitarie si responsabilizzeranno, coinvolgendo tutti i professionisti sanitari e i cittadini.

Francesco Sanfilippo

di Francesco Sanfilippo

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