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Il Tar ridefinisce i carichi di lavoro dei medici

Ci sono novità per la ridefinizione dei carichi di lavoro dei medici, poiché il T.a.r. di Milano ha accolto il ricorso con cui il Sindacato medici italiani ha impugnato la rilevazione degli incarichi vacanti effettuata da un’ASL.
Quest’ultima non aveva previsto un numero di posti di medicina generale conformi ai limiti di legge e il Tar ha disposto l’obbligo di ridefinizione della struttura organizzativa del servizio di continuità assistenziale con il rispetto delle procedure previste dall’art. 64 c. 3 del Ccnl di medicina generale.
Il Collegio milanese, ha rilevato che l’art. 64 dell’Accordo collettivo nazionale per la disciplina dei rapporti con i medici di medicina generale, ai sensi dell’art. 8 del D.Lgs. n. 502/1992, stabilisce un aspetto fondamentale.
Infatti, prevede che “Al fine di consentire una programmazione corretta ed efficiente del servizio di continuità assistenziale nelle singole Aziende, le Regioni definiscono, anche sulla base delle proprie caratteristiche territoriali, abitative e organizzative, il fabbisogno dei medici di continuità assistenziale di ciascuna singola ASL, che è determinato secondo un rapporto ottimale medici in servizio/abitanti residenti”.
Le Regioni, così, possono determinare, per ambiti di assistenza definiti, un diverso rapporto medico/popolazione.
La variabilità di quest’ultimo, in aumento o in diminuzione, deve essere stabilita nell’ambito degli Accordi regionali e comunque tale variabilità non può essere maggiore del 30% rispetto a quanto previsto al comma 2.
La norma, quindi, è chiara nell’individuare che la competenza a stabilire il fabbisogno dei medici di continuità assistenziale di ciascuna singola ASL è della Regione e non dell’Azienda provinciale stessa. Inoltre, si precisa che un diverso rapporto medico/popolazione, in aumento o in diminuzione, deve essere concordato nell’ambito degli Accordi regionali.
Nell’ambito di tali variazioni rientra anche la ridefinizione dei carichi di lavoro dei medici che incida sul rapporto numerico tra medici e popolazione.
Di conseguenza, le deliberazioni che introducono una sperimentazione su un determinato organico di medici, in assenza di un preventivo accordo con le Organizzazioni sindacali e nell’esercizio di una competenza che spetta alla Regione, non sono a norma.
Tale chiarimento si inserisce nelle ultime novità riguardanti gli organici dei professionisti operanti in reparto, dopo l’intervento della legislazione europea sui turni di servizio dei medici nel 2015.
In effetti, si tratta di un tema delicato che ci riguarda tutti da vicini e che colpevolmente è stato trascurato da decenni fino ad oggi, l’efficienza del nostro sistema assistenziale e sanitario.
Quest’ultimo è stato degradato dalle politiche di contenimento della spesa negli ultimi decenni che ha sacrificato l’efficacia dei reparti ospedalieri alle esigenze dei reparti, senza però ottenere i risparmi o l’efficienza agognata.
Il sistema medico-assistenziale va ripensato sicuramente, perché le risorse sono sempre meno a causa del declino demografico ed economico in atto.
Inoltre, il fenomeno è accentuato dalla mancata immissione di personale specialistico formato a caro prezzo (circa 500 mila euro a medico) nelle nostre università, per cui mancano energie fresche e moderne in grado di generare capacità innovativa all’interno del sistema.
In ultimo, chi paga il pedaggio più pesante è il paziente, che colpevolmente lascia fare indifferente o ignorante di ciò che realmente accade intorno a lui.

Francesco Sanfilippo

di Francesco Sanfilippo

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