teste di moro

Il basilico, una pianta regale dalla storia leggendaria e fatale


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Il basilico è una pianta di origine africana su cui esiste una leggenda di amore e gelosia, ma le sue virtù terapeutiche non lo sono da meno.

Il basilico una pianta erbacea annuale alta fino a 60 cm, con foglie opposte, ovali, di 2-5 centimetri di lunghezza. Il colore delle foglie varia dal verde pallido al verde intenso, oppure è viola o porpora in alcune varietà.

I fusti eretti, ramificati, hanno una sezione quadrata come molte delle Lamiaceae, e hanno la tendenza a divenire legnosi e frondosi. I piccoli fiori bilabiati, bianchi o rosei, hanno la corolla di 5 petali irregolari, gli stami sono 4 e gialli, mentre i fiori sono raggruppati in infiorescenze all’ascella delle foglie e i semi sono fini, oblunghi e neri.

Il nome deriva dal latino medievale basilicum, con origine dal greco basilikon (“pianta regale, maestosa”), da basileus “re”. Come pianta medicinale, le foglie e le sommità fiorite sono utilizzate per preparare infusi ad azione sedativa, antispastica delle vie digerenti, stomachica e diuretica, antimicrobica e antinfiammatoria.

Il basilico è utilizzato anche contro l’indigestione e come vermifugo. Come collutorio è indicato contro le infiammazioni del cavo orale. In ultimo, l’olio è utilizzato per massaggiare le parti del corpo dolenti o colpite da reumatismi.

Tuttavia, anche questa pianta contiene delle controindicazioni, poiché contiene metileugenolo ed estragolo, sostanze che si sono rivelate cancerogene su ratti e topi. Sebbene gli effetti sull’uomo non siano stati studiati, gli esperimenti indicano che è necessaria una quantità molto superiore a quella con cui normalmente si usano per rappresentare un rischio per il cancro.

D’altronde, la combinazione con altri alimenti ne riduce o annulla l’effetto tossico. Uno studio del 1989 sull’olio essenziale del basilico mostra che la pianta ha proprietà fungicide e repellenti per gli insetti, in particolare per le zanzare.

Esiste anche una leggenda sul basilico e su un vaso di terracotta, chiamato testa del moro perché la forma ricorda quella di un arabo, che adorna molti baconi e case di Palermo.

Si narra che a Palermo, nel bellissimo quartiere arabo “Al Hàlisah”, oggi la Kalsa, intorno all’anno 1000, periodo della dominazione araba, viveva una fanciulla bellissima la cui pelle rosata ricordava la delicatezza dei fiori di pesco a primavera, e gli occhi d’un azzurro intenso rispecchiavano il mare azzurro che ci circonda.

Non si sa se per scelta volontaria o per imposizione della famiglia, questa ragazza vivesse reclusa, ma il suo passatempo preferito era quello di prendersi cura delle piante del suo balcone. Un giorno, un giovane moro, passando sotto il balcone della fanciulla, la vide così bella e aggraziata che se ne innamorò perdutamente.

Subito le dichiarò il suo amore e la ragazza, impressionata dalla bellezza e dall’audacia del giovane, ricambiò più che volentieri il suo amore, felice anche di lasciare quella condizione di reclusa.

Però, la fanciulla scoprì che il suo bel moro non solo era sposato, ma presto l’avrebbe lasciata per tornare al suo paese. Infuriata per essere stata ingannata, e accecata dalla gelosia, decise di tenerlo per sempre con sé. Attese la notte e lo uccise mentre il moro dormiva, decapitandolo e della testa ne fece un vaso in cui piantò del basilico, pianta dell’amore e della passione.

Il basilico cresceva così abbondante e profumato che i vicini presi dall’invidia per quel bellissimo vaso, si fecero fabbricare dei vasi di terracotta a forma di “testa di moro”.

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