Farina insetti

Bistecche “coltivate” e farine d’insetti. Mangeremo così nel 2050?


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Secondo la Fao, (Organizzazione mondiale del Cibo e dell’Agricoltura) per “sfamare” il mondo sarà necessario cercare fonti alternative di cibo.

La pressione demografica mondiale, oggi, pone una revisione dei procedimenti di allevamento e di coltivazione delle piante commestibili, diversificando l’offerta di cibo.

Una soluzione industriale in grado di soddisfare queste esigenze sarebbe quella di utilizzare anche in Paesi dove non è diffuso, l’uso di insetti e di alghe nella dieta.

Neanche la carne è esente da questa revisione, poiché i produttori e le industrie stanno orientando gli investimenti verso la produzione di proteine industriali artificiali, cioè prodotta in laboratorio senza passare per le fattorie e macelli.

Secondo diversi scienziati, insetti o alghe ad alto contenuto proteico, come la spirulina, saranno tra i cibi del futuro, insieme a pesci prodotti in aziende che opereranno in acque profonde.

Tra bistecche e hamburger preparati in laboratorio con carne a base di piante pronti ad arrivare sulle nostre tavole e insetti nel menù, una cosa è chiara: presto cambieremo alimentazione.

I produttori di cibo stanno, infatti, cercando metodi alternativi e sostenibili per produrre carne per sfamare la popolazione mondiale, in forte espansione.

“Il cibo del futuro continuerà ad essere carne, ma non sarà carne di allevamenti animali industriali”, dice Bruce Friedrich, direttore esecutivo del Good Food Institute di Washington.

“Sarà carne prodotta in laboratorio, senza passare per fattorie e macelli”, spiega l’esperto, secondo il quale le carni tradizionali potrebbero essere eliminate nei paesi ad alto reddito entro il 2050.

Tali esigenze si spiegano alla luce di alcuni dati. Secondo la Fao, le soluzioni immediate potrebbero riferirsi alla riduzione di calorie e proteine nelle diete delle popolazioni più ricche, rendendo più efficienti le tecniche agricole e riducendo di un terzo dello spreco di cibo.

Secondo l’organismo dell’Onu, infatti, circa l’80% di tutti i terreni agricoli è attualmente destinato ai pascoli o alla coltura di mangimi per animali.

L’industria del bestiame consuma il 10% dell’acqua del mondo, generando metano ed altre emissioni non sane per  la salute declinante del pianeta.

Alcune aziende, quindi, si starebbero dedicando a sviluppare tecnologie per ridurre il prezzo della cosiddetta carne ‘coltivata’ che viene fatta crescere da cellule prese da animali vivi. Secondo chi sta tentando questa strada, questa carne potrebbe essere prodotta in laboratori urbani e costare meno della carne reale, oltre a utilizzare il 99% in meno di terra per essere ‘allevata’.

Altre start-up, invece, utilizzano ‘l’agricoltura cellulare’ per sviluppare uova, latte e pesci senza il contributo di animali. Resta, però, la necessità di studiare l’impatto sulla nostra salute di questi prodotti, i cui effetti sono ancora da vedere.

Altri imprenditori, invece, scommettono sugli insetti, ricchi di proteine e già consumati da miliardi di persone, che potrebbero essere facilmente allevati nelle città.

Infatti, gli insetti consumerebbero quasi mille volte di acqua e produrrebbero 300 volte di meno di emissioni di carbonio rispetto alla carne.

Tuttavia, nei Paesi dove questi animali non fanno parte della dieta tradizionale, potrebbero nascere resistenze che solo i prezzi accessibili e un marketing astuto potrebbero superare.

In ogni caso, prima di passare a queste soluzioni alternative, i Paesi potrebbero ancora riuscire a soddisfare le crescenti richieste e gli obiettivi ambientali, apportando modifiche importanti al sistema alimentare.

Redazione

 

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