crisi economica
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La crisi economica non incide sul volontariato

L’associazionismo dimostra di essere un elemento vitale nella nostra società e non diminuisce nonostante la crisi in atto. Secondo i dati pubblicati dall’Istat, le organizzazioni non profit attive in Sicilia al 31 dicembre 2011 sono 19.846 che corrispondono ad un aumento del 19,3% rispetto al 2001, anno dell’ultima rilevazione censuaria del settore. Nelle oltre 22 mila associazioni locali insediate nel territorio regionale operano circa 42 mila addetti, 15 mila lavoratori esterni e 235 mila volontari. Rispetto al 2001, le statistiche rivelano che il personale dipendente è cresciuto del 21%. Il settore di attività notevolmente prevalente è quello della Cultura, sport e ricreazione in cui si concentrano oltre 12 mila istituzioni, pari al 61,7% del totale. I dipendenti, al contrario, sono impegnati per il 79% in altri tre settori, nell’assistenza sociale e protezione civile, nell’istruzione e nella ricerca e Sanità. La forma giuridica più diffusa nel non profit, in linea con il resto del Paese ma con una maggiore dinamica espansiva, è quella dell’associazione non riconosciuta che coinvolge il 67,8% delle istituzioni. Rispetto al 2001, le fondazioni e le cooperative sociali presentano gli incrementi maggiori nel numero d’istituzioni, rispettivamente con l’86,4% e il 45,9%. Il ruolo del volontariato è un elemento cardine del non profit siciliano, in particolare nel settore della Cultura, sport e ricreazione, dove si concentra il 56% circa del volontariato della regione. A conferma di ciò, è sufficiente rilevare l’espansione del no profit che vede un ragguardevole incremento dei volontari, tanto che si assiste ad un aumento del 43,5% rispetto al 2001, cioè 15.8 unità in media per istituzione a fronte dei 14.1 del 2001, cifra che sale a 19.5 volontari tra gli enti che ne annoverano almeno uno. L’accezione di “volontario” adoperata dal Censimento non è quella identitaria, ovvero di persona che dona il proprio tempo e le proprie competenze a vantaggio di terzi o della comunità («interesse generale»). Ciò avviene se il volontario è considerato tale semplicemente se non viene retribuito per l’attività che svolge e quindi può operare all’esclusivo vantaggio dei soci. È interessante notare che i lavoratori remunerati nel No profit sono complessivamente 957.124 di cui il 71,1% è dipendente, mentre il resto è formato da personale che lavora sotto diverse forme contrattuali quali consulenze, contratti a progetto e rapporti di tipo interinale cosa che dimostra il ricorso ad una forza lavoro flessibile. Infatti, la crescita dei lavoratori “atipici” o non dipendenti è stata più forte rispetto a quella degli occupati dipendenti. Di fronte di un aumento del 9,5% dei dipendenti, i parasubordinati e gli autonomi sono cresciuti rispettivamente del 169,4% e del 48,1%. L’aumento più cospicuo di dipendenti negli ultimi 10 anni si è avuta nel settore della filantropia e della promozione del volontariato con un accrescimento del 408,6% rispetto al 2001, poiché la crisi economica ha posto l’accento sulla capacità di questo settore di erogare finanziamenti. A questo settore, segue l’area vocazionale delle cooperative sociali con un aumento del 174,4% e la cooperazione e solidarietà internazionale che vede un aumento del 100%, mentre tende a diminuire in altri settori più tradizionali.
Francesco Sanfilippo

di Francesco Sanfilippo

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