prostata

Le prostatiti, infezioni giovanili che vanno trattate nel minor tempo possibile

La prostatite è un processo infiammatorio che interessa la prostata e le cosiddette ghiandole accessorie ed è proprio tipica di questa fascia d’età che non va confusa con l’ipertrofia prostatica benigna tipica dell’età adulta. Esistono diversi tipi di prostatite, la batterica acuta, la batterica cronica, l’abatterica cronica e la prostatite asintomatica. Dal punto di vista epidemiologico, la prostatite è una condizione clinica molto frequente, che si stima che colpisca circa un terzo della popolazione maschile annualmente. Da un punto di vista clinico la forma acuta e quella cronica si presentano con sintomi diversi. La prostatite acuta si correla con evidenti sintomi irritativi delle basse vie urinarie: aumentata frequenza (pollachiuria), anche notturna (nicturia), difficoltà a iniziare la minzione, bruciore durante la minzione (stranguria), senso di urgenza e di vescica non vuota e dolore gravativo al basso ventre. Più raramente alcuni pazienti lamentano presenza di sangue nello sperma (emospermia) ed eiaculazione dolorosa o graduale difficoltà al controllo eiaculatorio sino ad una eiaculazione francamente precoce e particolarmente fastidiosa. Nella forma cronica gli stessi sintomi, sebbene più sfumati, perdurano per un periodo superiore ai tre mesi e spesso determinano un profondo impatto negativo sulla qualità di vita del paziente. La diagnosi di prostatite si basa sostanzialmente su dati anamnestici ed esame obiettivo. In particolare, è utile porre domande riguardo le abitudini sessuali del paziente (rapporti a rischio, frequenza (troppo o troppo poco) cambio partner, ecc). La diagnosi è molto semplice consistendo in una esplorazione rettale che evidenzierà una prostata molto dolente, congesta o pastosa, aumentata di volume. È tipica la fuoriuscita di secreto prostatico (prostatorrea) le cui caratteristiche da sole possono indirizzate verso una diagnosi microbiologica “di sospetto”. Una visita completa è sempre occasione di prevenzione della futura fertilità e può mostrare eventuali altre patologie misconosciute, in considerazione del fatto ormai da tempo i giovani non sono più sottoposti a visita di leva obbligatoria. Per non parlare di coppie infertili che magari hanno già iniziato un percorso di tecniche di procreazione medicalmente assistita ma non hanno mai effettuato una visita andrologica, anche se risolvere una prostatite spesso rende la coppia nuovamente fertile. Il quadro clinico può eventualmente essere completato da un’ecografia prostatisca sovrapubica. L’origine delle prostatiti è di solito da ricondursi ad infezioni da agenti patogeni (batteri di provenienza intestinale, Chlamydia, Mycoplasma, Ureaplasma). È bene ricordare che in corso di prostatite si potrebbe registrare un incremento dei valori ematici di Antigene Prostatico Specifico (PSA), che naturalmente non deve essere effettuato perché non avrebbe alcun valore. La terapia nel paziente affetto da prostatite varia a seconda della forma di prostatite (acuta vs. cronica) e dell’eziologia. In particolare, i pazienti affetti da prostatiti batteriche avranno beneficio da una terapia antibiotica con farmaci che raggiungano facilmente le vie urinarie (ad esempio i macrolidi o i fluor-chinolonici). In questo caso, in considerazione della penetrazione dei farmaci a superare con facilità la capsula prostatica, la terapia deve essere, secondo linee guida, protratta solitamente per 3-4 settimane. È bene sottolineare come la terapia della prostatite è una terapia di coppia per evitare il fastidioso ricontagio “a ping-pong” tra partner non trattati simultaneamente. Una corretta alimentazione è importante per la buona salute della prostata, perciò alcuni cibi (spezie, insaccati, birra, caffè, superalcolici) se assunti in quantità eccessive, possono determinare irritazione ed infiammazione in grado di peggiorare la sintomatologia prostatitica. Le forme di prostatite cronica abatterica possono migliorare con l’utilizzo di antiinfiammatori, farmaci alfa bloccanti e l’utilizzo prolungato di fitoterapici. Queste forme d’infiammazione della ghiandola prostatica possono, inoltre, in alcuni casi migliorare con una terapia che preveda la combinazione di un approccio psicologico e di fisioterapia. Quando si parla di fitoterapici si fa riferimento sostanzialmente all’estratto lipo-sterolico di una pianta che si chiama Serenoa Repens. In commercio ne esistono almeno trenta tipi differenti senza considerare la produzione da estratti secchi come preparazioni galeniche. Orbene la bontà di tali prodotti, quella cioè che rispetta le caratteristiche proprie della pianta (attività antinfiammatoria, anti-androgenica e pro-apoptotica (il ricambio delle cellule “morte”) è legata al contenuto di acidi grassi polinsaturi che possono variare dall’85 al 25%. Maggiore è il contenuto in acidi grassi, migliore è l’effetto terapeutico. In sintesi si va da prodotti che possono essere considerati delle buone tisane (iI 25% di acidi grassi dei prodotti preparati in farmacia) ad altri con elevata valenza terapeutica. È preferibile per evitare l’insorgere di prostatiti, compiere una visita uro-andrologica periodica anche in pieno benessere, seguire un adeguato stile di vita e sottrarsi agli eccessi di cibi che presentano spiccate proprietà irritanti sul basso tratto urinario. A questi vanno aggiunti la necessità di bere almeno due litri di acqua al giorno e di regolarizzare la funzione intestinale. Non ultima, occorre mantenere un’attività sessuale e fisica costante.
Dott. Emilio Italiano
Specialista Urologo
Andrologo-FECSM

di Dott. Emilio Italiano

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