Farmacia

Farmacie in crisi, tempo di cambiamenti

Le farmacie, fino a pochi anni fa, erano uno delle poche attività a non andare in crisi, ma oggi non è più così e anche i farmacisti soffrono la recessione economica. Le farmacie, invero, non sono semplici esercizi commerciali, ma veri presidi sanitari nel territorio che affiancano la medicina di base. A livello giuridico, la legislazione impone un numero costante di farmacie sul territorio, che non possono chiudere o essere cedute facilmente. Inoltre, il farmacista è anche un operatore scientifico, abilitato, a determinate condizioni, a preparare medicine galeniche. Non a caso ci si rivolge sempre per consigli sulle medicine da prendere, sulle dosi sui prodotti più idonei per le proprie necessita, cui il farmacista risponde con competenza. Non ultimo, delle medicine, oggi, non si può evitare di averci a che fare, per cui prima o poi si finisce sempre in farmacia, o si finiva. Infatti, la recessione economica ha reso difficile mantenere quest’attività e, secondo i dati di Federfarma, la spesa farmaceutica, lo scorso anno nell’Isola ha registrato la più forte contrazione rispetto alle altre regioni (-12,7%).
Secondo il presidente di Federfarma Sicilia, Franco Mangano, ciò è avvenuto, da un lato, perché le farmacie incassano meno dalle ricette e assicurano a costo quasi zero la distribuzione dei farmaci per conto delle Asp. Dall’altro, la Regione e la controllata Sicilia e-Servizi non hanno ancora attivato le piattaforme informatiche per trasferire nelle farmacie quei servizi diretti al beneficio dei cittadini come il pagamento dei ticket, la prenotazione di visite ed esami e la consegna dei referti.
Nel quadro nazionale della crisi del sistema, in Sicilia il reddito d’impresa medio delle farmacie ubicate nei piccoli comuni è fra i più bassi d’Italia. Non è un caso, poiché il calo demografico che sfavorisce i piccoli comuni, rende meno economico il mantenimento di una farmacia in quel territorio, che, però, per legge, non può restare scoperto.
Tuttavia, il colpo di grazia potrebbe venire dall’apertura di nuovi esercizi in deroga alle precedenti misure e dal ddl Concorrenza.
Quest’ultimo permetterebbe ad aziende o gruppi di soggetti di rilevare le farmacie in difficoltà, aprendo questo mondo all’ingresso di soci di capitali senza le condizioni necessarie di sicurezza e legalità.
In pratica, esisterebbe il rischio di consentire alle mafie, agli speculatori e alle multinazionali fuori canale di impossessarsi delle tante strutture in crisi, con una messa a rischio della professionalità, della qualità e dell’indipendenza del servizio reso ai cittadini.
Per fronteggiare questa situazione, si è tenuto, di recente, a Palermo un convegno, intitolato “La farmacia e la sua sostenibilità al tempo della crisi: ricette per il cambiamento”. Per far sopravvivere le farmacie, Federfarma Palermo-Utifarma punta su aggregazioni delle stesse farmacie che producano economie di scala e favoriscano aumenti di capitale e investimenti sani. Lo fa dotando gli iscritti degli strumenti di analisi tecnico-finanziaria della propria impresa, delle conoscenze per adeguare la gestione alle nuove sfide del mercato e dei canali di approccio ai capitali d’investimento sani.
A conforto di questa soluzione, i dati di Federfarma indicano che nelle aree del Paese, dove già si sono realizzati progetti di aggregazione, le farmacie hanno aumentato il reddito del 13%.
Il progetto aggregativo di Federfarma pone, però, come vincolo assoluto il mantenimento delle piante organiche, che garantiscono la presenza uniforme delle farmacie in tutto il territorio.
L’avvento di catene controllate da distributori, infatti, come previsto dal Ddl proposto, farebbe saltare le piante organiche, spingendo i farmacisti ad abbandonare i comuni minori per trasferirsi nelle zone più redditizie.
D’altronde, i dati parlano chiaro e, secondo il presidente e A.d. della Sose (società mista fra Ministero dell’Economia e Banca d’Italia), Giampiero Brunello, in Sicilia vi sono già 23 farmacie prossime al default. Altre 113 sono in crisi di liquidità, cioè con serie difficoltà a pagare i debiti, pari all’8% del totale dei 1.442 esercizi dell’Isola. In Italia sono 4.300 le farmacie in posizione critica; e appena 362 quelle che sono riuscite a superare la crisi e ad aumentare i ricavi, ma di queste nessuna è siciliana.
Per Nicola Guerriero, docente di Amministrazione aziendale presso l’università Federico II di Napoli, questa situazione ha ridotto ad un terzo il valore delle singole farmacie esponendole al rischio di svendita.
Se questo quadro non sarà modificato, la Cittadinanza non sarà, di certo, aiutata.

Francesco Sanfilippo

di Francesco Sanfilippo

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