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Il benessere equo e sostenibile a Palermo


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Con il Rapporto UrBes 2015, il Comune di Palermo, in collaborazione con l’Istat, ha presentato i risultati sulle tendenze del Benessere Equo e Sostenibile, analizzati sulla base di oltre 60 indicatori. Questi misurano molteplici aspetti dei domini in cui si articola il concetto di benessere, che ha una connotazione multidimensionale. Non si riferisce, infatti, soltanto a lavoro e benessere economico, particolarmente rilevanti in una fase di crisi come questa, ma al complesso della qualità della vita dei cittadini. Come ne esce la città di Palermo? Non bene, soprattutto con riferimento alle dimensioni istruzione e formazione, lavoro e qualità dei servizi, anche se proprio sul fronte dei servizi è da rilevare che l’Amministrazione Comunale ha posto in essere diverse iniziative. Nel breve-medio periodo, queste dovrebbero determinare un complessivo miglioramento della qualità, con particolare riferimento ai servizi erogati dal Comune nell’ambito della mobilità, della raccolta dei rifiuti e dei servizi on line. Nell’ambito della salute, la vita media, con un valore provinciale pari nel 2012 a 79,1 anni per gli uomini e a 83,1 per le donne, è aumentata rispetto al 2004 di un anno e 5 mesi per gli uomini e di 8 mesi per le donne. Essa risulta sostanzialmente in linea con i dati dell’intera regione e del Mezzogiorno mentre i corrispondenti dati nazionali risultano leggermente più elevati (soprattutto per la componente femminile). Gli indicatori relativi all’istruzione descrivono, per Palermo, un quadro fortemente deficitario. Con riferimento alle competenze degli studenti misurate dalle prove Invalsi, nell’anno scolastico 2013/2014 si evidenziano livelli di competenza alfabetica (173,1) e di competenza numerica (174,3) leggermente più elevati rispetto al dato provinciale ma inferiori sia ai valori riferiti al Mezzogiorno che ai valori medi nazionali. La città di Palermo presenta un gap rispetto alla media nazionale anche con riferimento a tre indicatori relativi al grado di istruzione rilevati al Censimento 2011, la percentuale di diplomati, la percentuale di laureati e il tasso di uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione. L’uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione, unitamente alle difficoltà del mercato del lavoro locale, aggravate dalla crisi economica che ormai dal 2008 ha colpito l’intero Paese, determina percentuali drammaticamente elevate di giovani che non studiano e non lavorano (Neet). Al Censimento 2011, a Palermo rappresentano il 38,8% dei giovani di età compresa fra i 15 e i 29 anni, valore più alto di quello regionale (34,7%), del Mezzogiorno (31,4%) e, soprattutto, nazionale (22,5%). Approfondendo l’analisi del mercato del lavoro, emergono chiaramente gli effetti fortemente negativi della recessione su un’economia già decisamente svantaggiata dal punto di vista occupazionale. Nel 2013, nella provincia di Palermo soltanto il 41% delle persone dai 20 ai 64 anni risulta occupato, ben 6,7 punti percentuali in meno di quanto registrato nel 2007. La crisi economica sembra aver colpito soprattutto la componente maschile, che ha perso rispetto al 2007 13,2 punti percentuali (contro i 4,4 della componente femminile). Rimane in ogni caso elevatissimo il divario di genere: il tasso di occupazione femminile (27,4%) è pari a meno della metà di quello maschile (55,3%). Connessa alla situazione del mercato del lavoro, anche quella del benessere economico delle famiglie mostra dati inferiori alla media nazionale. Nel 2012, il reddito disponibile pro capite delle famiglie consumatrici nella provincia di Palermo è risultato pari a 13.687 Euro, in diminuzione rispetto al 2011 e sensibilmente inferiore rispetto alla media nazionale (17.307). Un aspetto che certamente incide nel rapporto fra i cittadini e le istituzioni, è la lunghezza dei procedimenti civili, pari in Italia a circa due anni. Nella provincia di Palermo la giacenza media è leggermente inferiore, pari ad un anno e 10 mesi (tempi medi più elevati si registrano sia a livello regionale che del Mezzogiorno). La qualità dell’aria è senz’altro uno degli aspetti più strettamente attinenti all’ambiente urbano. Con riferimento al monitoraggio del PM10, il valore limite per la protezione della salute umana è stato superato a Palermo per 34 giorni nel 2013, a fronte di una media per tutti i capoluoghi di provincia pari a 44 giorni. Tale valore, in diminuzione rispetto al biennio precedente, è sensibilmente più basso rispetto ai picchi registrati nel 2007 e soprattutto nel 2006. La qualità dei servizi, secondo gli indicatori proposti nel Rapporto, pone il Capoluogo siciliano in una situazione complessiva di forte svantaggio nel confronto con i dati medi nazionali. Con riferimento alla diffusione dei servizi per l’infanzia, la quota di bambini di 0-2 anni che usufruiscono dei servizi per l’infanzia nella provincia di Palermo si attesta nel 2012 al 4,7%. Risulta assai penalizzante il confronto con la media nazionale, pari al 13,5%, e, soprattutto, con la media delle regioni del Nord (17,5%) e del Centro (18,8%).

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