Retinopatia diabetica

Retinopatia diabetica, una complicanza sottovalutata


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Il diabete mal curato porta a complicanze che possono interessare l’intero corpo, ma che si concentrano nei piedi, nei reni, nel cuore e negli occhi.

La retinopatia diabetica
In quest’ultimo caso, si ha la retinopatia diabetica, che se non individuata per tempo, può causare cecità.
Adesso, i costi sanitari del diabete adulto nel mondo causano una spesa di 232 miliardi di dollari l’anno. Si calcola che nel 2025 questi costi lieviteranno fino a superare la cifra di 300 miliardi di dollari, costituendo il 13% dell’intera spesa sanitaria mondiale.

In Italia, la prevalenza è pari al 5,5% della popolazione e si calcola che una persona su cinque ne sia colpito, pesando per il 7% sul bilancio sanitario nazionale.
È necessario, quindi, che l’intera società non abbassi la guardia e non ritenga che diventare diabetici sia un fatto inevitabile della vita.
L’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) stima che le persone con diabete nel mondo siano 422 milioni. Secondo l’Istat in Italia la prevalenza del diabete è valutata intorno al 5,5% della popolazione (oltre tre milioni di persone).
Questa patologia cronica colpisce soprattutto gli anziani, in particolare, si calcola che ne siano interessate circa 20 persone su cento con più di 75 anni.
In questo quadro, secondo l’Oms, “La retinopatia diabetica ha provocato globalmente l’1,9% della disabilità visiva (moderata o grave) e il 2,6% della cecità nel 2010.

Studi suggeriscono che la prevalenza di ogni tipo di retinopatia in persone con diabete sia del 35%, mentre quella della retinopatia proliferativa (pericolosa per la vista) sia del 7%”. Nei pazienti che per lungo tempo tengono alta la loro glicemia (quantità di zucchero nel sangue definito anche iperglicemia), vanno incontro ad una serie di complicanze tra cui una particolarmente grave è la retinopatia diabetica.
Se non è identificata e analizzata in modo adeguato, la retinopatia diabetica può portare alla cecità. La retinopatia diabetica, infatti, è la principale causa di cecità tra le persone adulte, ma questo non è un destino inevitabile, poiché la complicanza si può prevenire tenendo sotto controllo la glicemia così come altri fattori di rischio.

Questi ultimi riguardano la pressione arteriosa e la concentrazione di grassi nel sangue.
Il controllo continuo di questi fattori evita un peggioramento, anche in presenza di un iniziale danno della retina. A questo proposito, perché una cura sia efficace, è apprezzabile controllare periodicamente, seguendo le indicazioni dell’oculista e del diabetologo, le condizioni dell’occhio.
In particolare, va controllata la retina attraverso esami diagnostici poco o per nulla invasivi come il fondo oculare, la retinografia e la tonometria oculare.
Il primo punto, quindi, è il controllo della glicemia, della pressione arteriosa e dei grassi nel sangue, ma a questi esami va aggiunta una modifica graduale e convinta degli stili di vita insieme alle terapie farmacologiche che il medico prescrive quando necessario.

Il secondo pilastro è lo screening periodico dell’occhio, mentre il terzo riguarda la possibilità di trattamento sia del diabete, sia della retinopatia diabetica.
Oggi, esistono dei farmaci che permettono di controllare in modo continuativo la glicemia, applicando terapie specifiche dedicate al trattamento della retinopatia diabetica.
Tuttavia, ogni sforzo di rivela vano se il paziente non collabora e non è informato sui rischi che corre, perciò è preferibile che si faccia parte attiva per sottoporsi periodicamente ai controlli.
Non ultimo, è preferibile che metta in pratica quei comportamenti indispensabili per evitare che le complicanze croniche si manifestino e si aggravino.

Come agisce questa complicanza? L’iperglicemia ovvero l’eccessiva concentrazione di zucchero nel sangue, provocano danni alle pareti dei vasi sanguigni, in particolare quelle del microcircolo di vari organi (principalmente rene, cuore, cervello e occhi).
Questo danno consiste nel mancato apporto sanguigno (e, quindi, di ossigeno) ad alcune zone della retina che, di conseguenza, tendono a morire (diventano ischemiche).
Prima che ciò accada, per reazione l’occhio produce nuovi vasi che, proliferando in modo incontrollato, danneggiano il tessuto della stessa retina.
La retinopatia diabetica può essere distinta, sulla base della presenza o meno di vasi neoformati, nella forma proliferativa (considerata più grave) e una forma non proliferativa.
La prima è caratterizzata dalla presenza di un’intensa proliferazione vascolare, con vasi estremamente fragili, mentre la seconda presenta un’assenza di proliferazione.
Tra i sintomi della retinopatia diabetica, vi è quello di un’alterata visione (riduzione del visus fino all’ipovisione o alla cecità).

Invece, nella seconda forma non proliferativa, la proliferazione di nuovi vasi non si presenta, ma emergono solamente microaneurismi che interessano sia i piccoli vasi retinici ma anche vasi di calibro maggiore. Tuttavia, si può dare il caso che la forma meno grave (non proliferativa) possa degenerare in quella proliferativa. Per la diagnosi della retinopatia diabetica, si usa l’osservazione del fondo oculare (oftalmoscopia diretta e indiretta) ma esistono altre metodiche che permettono di studiare il microcircolo e scoprire le alterazioni dei vasi retinici.
Questi sono la retinografia (utile quando si debbano effettuare confronti nel tempo delle condizioni del fondo oculare)e la fluorangiografia.
La digitalizzazione di quest’ultima metodica permette di elaborare le immagini in modo da evidenziare con grande nitidezza le più piccole alterazioni della rete capillare e fornisce informazioni utili per un eventuale trattamento laser.
Al contrario, l’OCT è un esame diagnostico della retina non invasivo che consente di valutare l’eventuale presenza di liquido nei tessuti della stessa retina (edema maculare diabetico) e la sua evoluzione nel tempo.

Francesco Sanfilippo

di Francesco Sanfilippo

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