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La Sanità digitale come sistema per diminuire i costi e salvaguardare l’assistenza ai pazienti


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Lo sviluppo tecnologico permette, in genere, di diminuire nel breve come nel medio periodo i costi di una sanità. Le sue spese per il mantenimento dell’universalità dell’assistenza a tutti nell’ambito dello Stato sociale stanno, però, divenendo insostenibili. Infatti, le spese improduttive di cui permangono sacche numerose, seppur l’impegno a tagliarli non sia mancato. Perciò, occorre ripensare le strutture della Sanità, rendendo più virtuale, ma non meno efficace la sua capacità di assistenza. Tuttavia, in previsione della Strategia Europa 2020, il processo di digitalizzazione della Sanità italiana sembra ancora in ritardo rispetto alla maggioranza dei Paesi UE secondo gli indicatori disponibili. Le performance insufficienti rispecchiano il basso livello di spesa sanitaria dell’Italia, pari nel 2015 all’1,2% della spesa sanitaria pubblica. Ciò dimostra minori investimenti nella Sanità digitale rispetto alla media UE che è compresa fra il 2 e il 3%, con punte vicine al 4%. Per inquadrare nel medio periodo le prospettive della Sanità Digitale italiana in termini di fabbisogno finanziario, lo studio esamina tre scenari fino al 2020 della spesa. Il primo scenario di tipo più conservativo ipotizza il raggiungimento a   fine periodo di un target  del  2%  di spesa digitale  sulla spesa sanitaria pubblica. Il secondo scenario ipotizza un target intermedio pari  al 3%. Il terzo scenario esamina a sua volta un target più espansivo del 4%. Ciò, però, indicherebbe come un deciso salto  di qualità dell’impegno  pubblico nel settore. I risultati dell’analisi condotte mostrano che  il Servizio Sanitario  Nazionale deve realizzare nei prossimi anni un deciso cambio di rotta, poiché deve investire come risorse finanziarie in Sanità Digitale. In questo modo, il nostro sistema starebbe al  passo con i  Paesi europei più avanzati in questo settore. I tre scenari considerati indicano che l’accelerazione dell’impegno finanziario al 2020 richiede risorse aggiuntive per la Sanità Digitale comprese fra i 2 e i 7,8 miliardi di Euro. Rispetto al fabbisogno tendenziale di 7,5 miliardi, si arriverebbe, così, ad un impegno complessivo stimato fra 9,5 e 15,2 miliardi di Euro. Senza questo cambio di policy, il Servizio Sanitario Nazionale non potrà valersi pienamente dei benefici attesi dai servizi e dagli strumenti di Sanità Digitale. In questo modo, si perderebbero diversi vantaggi attraverso una più evoluta condivisione delle informazioni e una più avanzata interazione fra pazienti, medici, operatori e strutture sanitarie. Con gli strumenti messi a disposizione dalla Sanità digitale, si avrebbe un aumento in termini di guadagno di efficienza, di un’ottimizzazione nell’erogazione dei servizi e di una riduzione dell’errore medico. Inoltre, si potrebbe ottenere un incremento della sicurezza del paziente e un miglioramento della gestione delle patologie croniche, oggi in fortissima espansione. Peraltro, la questione degli investimenti è un fattore necessario, ma non sufficiente per lo sviluppo della stessa Sanità Digitale e per il conseguimento dei benefici connessi. Occorre affrontare contestualmente il tema del ridisegno della spesa sanitaria, che ad oggi limita questi sviluppi. Finché il legislatore non cambierà l’ordine delle priorità in modo equilibrato, la Sanità digitale non otterrà gli sviluppi necessari, tenendo alti i costi della stessa Sanità pubblica. Tuttavia, maggiori investimenti economici non significa un accresciuta ottimizzazione della qualità dell’assistenza. Per ottenere ciò, occorre investire anche in altri campi e cambiare anche la preparazione dei giovani medici. Questo processo richiede, oltre che denaro, tempo, perché occorre incidere nella mentalità e nelle abitudini consolidate di una struttura che è rimasta sorda ai cambiamenti troppo a lungo. Eppure, i vantaggi offerti non sarebbero negativi, perché solo l’assistenza ai malati di patologie croniche consentirebbe un risparmio non da poco per le risorse, liberando a loro volta risorse per altri settori non meno bisognosi di personale. In questo caso, si potrebbero indirizzare le nuove leve verso i settori maggiormente trascurati, equilibrando i fabbisogni delle varie specialità. La mancanza di personale aumenta le inefficienze, prolungando gli interventi sanitari, solo perché il personale assegnato non è quantitativamente sufficiente. D’altronde, un’accresciuta capacità manageriale dei responsabili delle strutture sanitarie a tutti i livelli garantirebbe una maggiore efficienza nell’uso delle risorse che diverranno più scarse nel corso del tempo.
Non possiamo che augurarci che tali sviluppi digitali siano promossi dalle autorità non meno che dall’Opinione pubblica così da salvaguardare l’assistenza universale che ci ha consentito nonostante i difetti di avere la 2° sanità migliore al Mondo.

Francesco Sanfilippo

di Francesco Sanfilippo

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