mannite

Il gusto dolce di una lacrima

La Mannite fu ricavata da J. Proust nel 1806, la cui formula è C6H14O6, dalla manna, che, poi, fu studiata da J. Liebig. È chiamata anche zucchero dei funghi, zucchero di manna, frassina e si trova in molti funghi, nella segala cornuta, nelle ulive, nella radice del melogranato, nella corteccia della quercia, e in alcune alghe. Anche il vino può eccezionalmente contenere mannite (vini mannitati). La mannite è un alcool esavalente della formula: Per ossidazione di uno dei due gruppi – il Ch2oh −, il Cho si trasforma in mannosio, monosaccaride che si trova anche in natura (v. fruttosio; glucosio). Viceversa da questo per idrogenazione si può ottenere mannite. In natura, è estratta con processi di bollitura e cristallizzazione dalla manna. Il processo di estrazione della manna avviene mediante l’incisione dei rami di Fraxinus Ornus, chiamato frassino da manna o albero della manna, diffuso in Europa Meridionale e Asia Minore. La manna è la linfa estratta dalla corteccia opportunamente incisa. Dalle piccole incisioni trasversali create con gesti precisi, sgorga lentamente un succo inizialmente di colore ceruleo e di sapore amaro (lagrima), che a contatto con l’aria rapidamente si schiarisce e assume un sapore dolce. Condensandosi, forma cannoli e stalattiti di colore bianco e profumati. Tuttavia, si riduce sempre di più il numero dei coltivatori e, ormai, quasi solo gli anziani sanno come coltivare e praticare le incisioni sulla corteccia del tronco del frassino. Con un particolare coltello chiamato mannaruolo, legano a livello del taglio un filo di cotone che arriva dal ramo a terra e permette la raccolta della manna. La mannite ha proprietà digestive, blandamente lassative, rinfrescanti e regolarizzanti della motilità intestinale. Può essere assunta anche dalle persone con diabete, perché, pur essendo dolcissima, non altera il livello glicemico del sangue. Per questa ragione è anche usata come dolcificante nelle cure dimagranti. Inoltre, è ottimo come integratore alimentare per la ricchezza di sali minerali. Il suo impiego primario è per combattere la stitichezza nella prima infanzia, in gravidanza e in allattamento, perché è uno dei pochi lassativi che non irrita la mucosa intestinale per provocare la peristalsi, spesso associata a dolorose contrazioni.
Dott. Girolamo Calsabianca

di Dott. Girolamo Calsabianca

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